Autore: Solen F.
Copyright: Solen Feyissa\nsolen.feyissa@gmail.com

Tik Tok Patatrack, verrebbe da dire leggendo le notizie che vengono da Bruxelles. Il social network, di proprietà della società cinese ByteDance, è finito in questi giorni nel mirino dell’Unione Europea, preoccupata per la tutela dei dati personali degli utenti. A generare timore è stata la scelta degli Stati Uniti di proibire, dal 29 dicembre, l’utilizzo di Tik Tok su tutti i cellulari dei dipendenti federali. Il motivo? Questioni di sicurezza: embra, infatti, come documentato da Forbes, che i dipendenti della società madre possano violare facilmente la privacy di chi usa il social. Gli americani temono che l’app possa diventare un cavallo di Troia dei cinesi per accedere ai dati sensibili della loro amministrazione. Per dare una risposta concreta a livello europeo e fare il punto sulla situazione, il 10 gennaio la vicepresidente della Commissione europea per la Trasparenza Vera Jourova, la commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager, la commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson e il commissario alla Giustizia Didier Reynders hanno incontrato Shou Zi Chew, amministratore delegato di Tik Tok.

La posizione europea – Dopo l’incontro con Zi Chew, il commissario Reynders ha sottolineato come qualunque dato proveniente dall’Unione europea debba essere trattato in conformità al Gdpr (regolamento generale sulla protezione dei dati),  visto soprattutto l’alto numero di minorenni che usano l’applicazione. L’appello è stato ribadito anche dalla vicepresidente Jourova, per la quale «non ci possono essere dubbi» sulla tutela dei dati personali degli utenti europei che devono essere «al sicuro e non esposti ad accessi illegali da parte di paesi terzi». Il rispetto di questo regolamento da parte di Tik Tok potrebbe essere un buono modo per provare a ristabilire la fiducia con l’Ue, per ora in bilico dal momento che sul social network gravano già due indagini da parte del Garante per la protezione dei dati personali dell’Irlanda, Paese in cui l’azienda ha la sua sede legale europea.

In Italia – Anche il Copasir (Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica) in questi giorni ha avviato un’indagine conoscitiva su Tik Tok. L’obiettivo, in linea con le richieste europee, sarebbe quello di identificare i possibili rischi per gli utenti italiani. Il sospetto è sempre lo stesso: i vertici dell’azienda avrebbero facile accesso ai dati personali e potrebbero renderli noti al governo cinese. Quest’ultimo potrebbe usarli per vari scopi, tra cui la propaganda politica. Non è la prima volta che il social cinese desta preoccupazioni. Già nel 2020 l’Autorità garante per la privacy aveva chiesto un intervento da parte del Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb)  per formare un gruppo di esperti al fine di indagare sull’app. Sempre tre anni fa, poi, lo stesso Copasir guidato dal leghista Raffaele Volpi aveva aperto un procedimento per violazione della privacy (come richiesto dal Pd) che portò a un’istruttoria affidata all’ Aise (Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna) e al Dis  (dipartimento delle informazioni per la sicurezza).

Gli USA-  A cominciare a parlare dei possibili rischi che Tik Tok poteva presentare per la sicurezza nazionale era stato l’ex presidente Donald Trump. La soluzione che aveva proposto era quella di bannare totalmente il social dagli Usa. Un approccio drastico, bocciato in mezzo a diverse polemiche. A far  puntare di nuovo i riflettori su Tik Tok, però,  è stata la stessa azienda. A dicembre la ByteDance ha licenziato quattro dipendenti accusati di aver avuto l’accesso senza autorizzazione all’archivio dei dati degli account di TikTok di due giornaliste americane: Cristina Criddle del Financial Times e Emily Baker-White di Forbes. I dipendenti licenziati stavano indagando su una fuga di dati e informazioni della società e di cui aveva parlato Forbes in un’inchiesta di ottobre. Secondo quanto riportato, un team cinese di ByteDance aveva pianificato di utilizzare l’applicazione di TikTok per monitorare la posizione di alcuni cittadini americani. Questi eventi hanno spinto, a inizio dicembre, il senatore del Partito Repubblicano Marco Rubio a presentare una proposta di legge per bandire TikTok dagli Stati Uniti. Nel frattempo il Senato ha approvato all’unanimità il No TikTok on Government Devices Act, una legge che proibisce ai dipendenti federali di scaricare o usare l’applicazione del social network cinese sui dispositivi mobili forniti dal governo degli Stati Uniti o da una qualsiasi società governativa. Prima dell’emanazione di questo atto a livello federale, già 19 Stati avevano posto, in maniera autonoma, dei limiti sull’utilizzo dell’applicazione  a livello governativo.

La risposta- La società proprietaria di TikTok non ha ancora dato una risposta ufficiale, ma sembra volersi impegnare per arrivare a un accordo con l’amministrazione Biden. Per poter instaurare un dialogo, la ByteDance dovrà garantire la tutela dei dati personali degli utenti statunitensi e dimostrare che utilizzare TikTok non rappresenta un rischio per la sicurezza del Paese. Secondo quanto riportato da Reuters la società cinese sta lavorando intensamente per raggiungere l’accordo per la sicurezza con gli Stati Uniti.

L’Irlanda- Uno dei primi paesi europei a sollevare dei dubbi sulla garanzia della privacy da parte di Tik Tok era stato l’Irlanda. La Irish Data Protection Commission, garante irlandese per la privacy, sta svolgendo due indagini per questioni legate alla sicurezza dei dati condivisi con l’app, in particolare quelli dei minori. Nel settembre del 2022, infatti, alla piattaforma sono stati contestati il trattamento dei dati dei suoi utenti minorenni e la modalità con cui  verifica che l’utente non abbia un’età inferiore ai 13 anni.

Meta – Ad avere problemi di privacy non è solo TikTok. Anche Meta, l’azienda che fa capo a Mark Zuckerberg, è stata sanzionata dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati. Il gruppo dovrà pagare 390 milioni perchè ha violato le norme dell’Unione europea sulla privacy dei dati costringendo gli utenti europei iscritti a Facebook e Instagram ad accettare annunci personalizzati basati sulla loro attività sui social network. Già nel 2021 Meta aveva ricevuto quattro sanzioni per violazioni della privacy, per una cifra totale di 900 milioni di euro.