Un fantasma si aggira per l’Europa: è quello del populismo di destra. Da Morawiecki a Feijoo, passando per Orban, fino ad arrivare a Meloni. I segnali non sono nuovi e sono tanti, ma le elezioni olandesi di mercoledì 22 novembre, che hanno visto arrivare primo l’ultraconservatore Geert Wilders, potrebbero dare un ulteriore scossone ai fragili equilibri politici dell’Unione Europea.

Le conseguenze sull’Ue – Il risultato di Wilders e della sua estrema destra olandese è l’ennesimo segnale di un rafforzamento dell’ondata sovranista che attraversa l’Europa. In questa prospettiva, è lecito chiedersi cosa potrebbe accadere all’elezioni europee che si terranno a giugno 2024. L’Olanda, oltre a essere uno dei Paesi fondatori dell’Unione, è anche la sua quinta potenza in termini economici. Gi ultimi sondaggi danno come improbabile la vittoria di una coalizione di destra-destra. L’attuale maggioranza al Parlamento di Strasburgo, cioè l’alleanza tra il Partito popolare europeo (Ppe), Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) e Liberali, potrebbe tuttavia ricevere un colpo sensibile. Il vicepremier Antonio Tajani è stato uno degli ultimi a dire che «il gruppo Identità e democrazia (la formazione di estrema destra al Parlamento europeo, Ndr) , di cui fa parte la Lega, rimarrà sempre fuori dal confronto democratico sulle politiche e la legislazione dell’Ue, e non farà parte di una possibile alleanza con il Ppe». Tuttavia la sua crescente importanza nelle rispettive nazioni è innegabile, dunque è probabile che il Parlamento sarà comunque costretto a mettere da parte questioni da sempre centrali per l’Unione:  quella ambientale, mettendo in pausa il Green Deal, il rispetto dello stato di diritto, le politiche di immigrazione e il sostegno all’Ucraina. Già nel 2016, infatti, a seguito dell’abbattimento del volo Mh17 sopra il Donbas attribuito ai filorussi, Wilders definiva Putin “un vero patriota” e denunciava la “russofobia isterica” del governo dell’Aja. L’Olanda si unisce dunque a un gruppo di Paesi sempre più folto, in cui il principale partito conservatore, secondo i sondaggi, non si riconosca nel Ppe. Altri esempi di questo spostamento verso il conservatorismo sono l’Italia (Fratelli d’Italia fa parte dei Conservatori Riformisti Europei, Ecr) e la Francia (Rassemblement National, Rn, il partito di Marine Le Pen diu Id, insieme alla Lega di Matteo Salvini).

Tajani e Sanchez – Intanto si è aperto il confronto tra il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, e il vicepremier italiano Antonio Tajani. Il primo ha affermato che in Italia governa «l’estrema destra» al contrario di quanto accade in Spagna, dove è stata «fermata». Lo ha detto nel corso di un’intervista alla televisione pubblica Tve, in cui ha spiegato che nel Paese dopo le elezioni c’era l’alternativa tra un governo «delle destre» tra Vox ed il Partito popolare (Pp) e un governo progressista per «stabilizzare la Catalogna grazie a un progetto di legge del tutto costituzionale». Non ha tardato la risposta del leader di Forza Italia, che su X ha replicato: «In Spagna governa l’estrema sinistra. In Italia l’abbiamo sconfitta. Noi rispettiamo lo stato di diritto. A Madrid accade lo stesso? In Italia governa il Ppe (Partito popolare europeo), in Spagna i secessionisti». Il riferimento del vice premier italiano è all’intesa con i secessionisti catalani che tiene in vita il governo Sanchez.

Prospettive di governo- Non è detto comunque che Wilders riuscirà a trovare alleati sufficienti per formare a una coalizione che gli permetta di governare. Il suo risultato potrebbe seguire un’evoluzione simile a quella di altri due leader di estrema destra che hanno recentemente vinto le elezioni in due Paesi europei. Il primo è Mateusz Morawiecki in Polonia, che nonostante non abbia ottenuto la maggioranza assoluta nelle ultime elezioni ha comunque ricevuto l’incarico dal presidente Andrej Duda di formare un nuovo governo (di minoranza). Il banco di prova per lui sarà la fiducia al governo, da ottenere entro due settimane. Oppure, nel caso in cui Wilders non riuscisse a trovare alleati, si aprrirebbe una situazione simile a quella di Alberto Núñez Feijoo in Spagna, che dopo aver ottenuto la maggioranza dei voti non è riuscito a guadagnarsi la fiducia del Parlamento.
Una cosa è certa: in prospettiva europea le conseguenze non saranno nulle. Dopo l’inatteso risultato, non hanno tardato infatti i complimenti delle “controfigure” italiana e francese di Wilders, Matteo Salvini e Marine Le Pen, «Una nuova Europa è possibile» ha scritto su X il leader della Lega e ha invitato il candidato premier olandese all’evento organizzato domenica 2 dicembre a Firenze proprio dal gruppo Identità e democrazia del Parlamento Europeo. Dal canto suo, il premier in pectore ha fatto sapere che ci sarà, ma poco dopo lo spoglio delle elezioni olandesi, ha anche precisato che «sarà il presidente di tutti» e riguardo alle posizioni aggressive sull’Islam ha detto: «non sono queste ora le priorità del nostro Paese». Parole che farebbero pensare all’intenzione di Wilders di trovare un compromesso con le forze più moderate che potrebbero quindi avere il loro peso nel determinare l’0atteggiamento del governo dell’Aia. Entro una settimana si riunirà il Parlamento nella nuova configurazione e ciascun partito nominerà un rappresentante per esplorare le coalizioni possibili, dopodiché sarà scelto il nuovo primo ministro che dovrà ottenere la fiducia delle Camere. Il processo per arrivare alla nomina, alla votazione e all’entrata in carica del premier designato potrebbe durare mesi.