Le nuove limitazioni imposte dall’Aifa ( Agenzia italiana del farmaco) al siero di Oxford-AstraZeneca costringono ad una revisione del piano vaccinale.Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, e quello della Salute, Roberto Speranza, incontreranno i governatori insieme con il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri. Sarà necessario trovare un nuovo metodo di somministrazione soprattutto per gli impiegati over 55, che non riceveranno le dosi di AstraZeneca.

Efficacia – Una limitazione d’età era già stata prevista. Nonostante il via libera dell’agenzia europea del farmaco (EMA), i dati forniti da AstraZeneca non forniscono abbastanza garanzie ai senior. Meno elementi scientifici, meno prove e di conseguenza minor sicurezza. Tuttavia, la prospettiva iniziale era quella di un tetto limite a 65 anni e con la decisione dell’Aifa il piano per la somministrazione si fa più complicato. Inoltre, non bisogna dimenticare, che in Italia la fase due di vaccinazione (quella riferita agli over 80) non è ancora partita.

Il piano – Il vaccino AstraZeneca era già da tempo destinato alla categoria dei lavoratori dei servizi essenziali: dipendenti dell’amministrazione pubblica, insegnanti e forze dell’ordine. Ma è proprio la fascia d’età compresa tra i 55 e i 65 anni una tra le più impiegate in questi settori: 700mila persone su un totale di circa tre milioni di lavoratori. Si tratta inoltre di una categoria tra le più a rischio, come mostrano i dati riferiti alla letalità del Covid-19.

Il vaccino di Oxford verrà sicuramente somministrato ai lavoratori dei servizi essenziali, privilegiando per primo il personale scolastico, fondamentale per un ritorno alla didattica in presenza. Poi sarà il turno dei militari e delle forze dell’ordine che, oltre a non poter lavorare in smart working, avranno un ruolo di primo piano nella logistica della gestione dell’emergenza. Tuttavia agli impiegati over 55 è molto probabile che verranno distribuiti invece i sieri Pfizer e Moderna. Questi ultimi, sono quelli dedicati a medici e infermieri, che da poco hanno cominciato il giro per i richiami, ma anche ai cittadini con più di 80 anni, che, come già detto, non hanno ancora ricevuto la prima dose.

Turismo e universitari – Per AstraZeneca si erano anche profilate altre due ipotesi, entrambe al momento di difficile applicazione. La prima era quella di utilizzare siero anglo-svedese anche per gli operatori turistici. Una decisione in questo senso avrebbe di certo aiutato la ripresa per il settore più colpito dalla pandemia. Il rischio sarebbe stato però troppo elevato, anche perché definire con esattezza la platea non sarebbe stato facile e la forbice rischiava di essere troppo ampia. La seconda ipotesi riguardava gli studenti universitari, anche per porre fine alle continue polemiche sulla cosiddetta “movida” giovanile, ritornata in primo piano con il passaggio di molte regioni in zona gialla. In realtà, stiamo parlando della fascia di età meno a rischio secondo le statistiche Istat (Istituto nazionale di statistica), le quali mostrano che la mortalità del virus è al minimo nella fascia d’età che va da zero a 49 anni. Resta quindi da capire come e quando verranno individuate le prossime categorie da inserire nella lunga fila di persone in attesa del vaccino.

Distribuzione – Le nuove raccomandazioni dell’Aifa sulle dosi di Astrazeneca rendono necessario un altro piano di distribuzione che vari da regione a regione. Fino ad ora, i sieri venivano ripartiti in base alla popolazione nazionale, senza tener conto che in alcune regioni i cittadini over 80 sono molti di più che in altre. Sarà anche obbligatorio un nuovo conteggio che tenga conto degli insegnanti, dei militari e dei poliziotti con un età maggiore di 55 anni, i quali dovranno essere inseriti nella distribuzione di Pfizer e Moderna.