Durante il Consiglio europeo non si dovrebbe parlare di migranti. Il tema non è previsto nell’ordine del giorno e sarà lasciato spazio ad altre questioni come la guerra in Ucraina e la crisi climatica. La premier Giorgia Meloni è intenzionata comunque ad affrontare l’argomento. Le sue prime parole dopo essere arrivata a Bruxelles sono state: «Sui migranti mi aspetto passi in avanti. Sono soddisfatta della bozza di conclusioni e chiedo alla Commissione di procedere spedita».

Le richieste italiane – Dal Consiglio europeo Meloni pretende concretezza. Con i suoi, a Palazzo Chigi, si era sfogata dicendo: «Non sappiamo che farci delle parole». Si esprimerà in modi diversi di fronte ai 27 ma il punto rimane lo stesso: servono i fatti. «Non attenderemo inermi il prossimo naufragio, pericolo insito per viaggi organizzati da scafisti senza scrupoli. Le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa», ha dichiarato Meloni al Senato alla vigilia del suo arrivo a Bruxelles. In proposito la presidente ha anche chiesto «di intervenire nei paesi nevralgici per i flussi migratori, come Tunisia e Libia», perché è da quelle coste che partono la maggior parte dei barconi che, in estate, potrebbero diventare talmente tanti che nessuno sarebbe in grado di gestirli.

La Tunisia – La commissaria europea agli Interni, Ylva Johansson, ha dichiarato in mattinata che la Commissione europea sta «valutando un viaggio in Tunisia con il ministro degli Interni italiano» Matteo Piantedosi e il collega francese Gerald Darmanin. Aggiunge: «Stiamo lavorando con l’Italia, c’è un’ottima cooperazione, ora dobbiamo lavorare con i Paesi d’origine per fermare le partenze». La Tunisia è un paese che sta rischiando la bancarotta e che va aiutato, anche se la svolta illiberale del governo di Kais Saied sta complicando i rapporti con l’Occidente. Il governo italiano sta seguendo con attenzione le trattative per sbloccare il prestito da 19 miliardi del Fondo monetario internazionale al governo di Tunisi, che da parte sua vorrebbe sì un accordo con l’Europa per gestire i flussi migratori, ma a prezzi più alti. Gioco al rialzo che non convince Washington.

Elly Schlein, segretaria del Pd – Fonte: ANSA

L’opposizione – Per la prima volta da quando è stata eletta segretaria del Pd, Elly Schlein torna a Bruxelles per partecipare al Consiglio. Secondo l’ex-europarlamentare, il governo fa le domande sbagliate all’Unione europea. A margine del pre-vertice dei Socialisti europei, la leader dem ha detto che Roma «dovrebbe chiedere una maggiore condivisione delle responsabilità sull’accoglienza, superando il regolamento di Dublino e ottenendo una missione europea di ricerca e soccorso in mare perché dove non arrivano, purtroppo, le motovedette della Guardia Costiera e le Ong vediamo ancora tragedie».

Accordi e disaccordi  – Il dialogo con gli altri Paesi europei di recente si è indirizzato soprattutto verso i Paesi Bassi. Meloni aveva incontrato il ministro olandese Mark Rutte  l’8 marzo scorso e insieme avevano concordato che la questione migratoria andava affrontata partendo dalla difesa dei confini esterni e dalla lotta ai trafficanti di esseri umani. Si erano lasciati con la frase di Meloni: «Siamo d’accordo che il prossimo Consiglio europeo (quello di oggi, ndr) debba fare passi avanti sulla materia migratoria». E proprio oggi su Twitter, il premier olandese ha ribadito il suo sostegno a Meloni scrivendo che il tema della migrazione dovrebbe essere all’ordine del giorno e che «per avere un maggiore controllo sul grande afflusso di migranti in Europa, i Paesi Bassi ritengono essenziale attuare rapidamente gli accordi presi a febbraio, ad esempio per quanto riguarda il regolamento di Dublino, e il rafforzamento delle nostre frontiere esterne». Rutte d’altronde, insieme ai Paesi del gruppo Visegrad, è anche uno dei principali oppositori di un’intesa di reale condivisione degli oneri di ingresso e accoglienza.