Torna la zona rossa a Bollate (ANSA/Mourad Balti Touati)

«È un provvedimento limitante, ma necessario», dice alla Sestina il sindaco di Bollate Francesco Vassallo. Dalle ore 18 del 17 febbraio e almeno fino al giorno 24, il grosso borgo alle porte settentrionali è di nuovo in zona rossa. Lo ha stabilito con un’ordinanza il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dopo la scoperta di un cluster di contagio legati alla diffusione della variante “inglese” del Covid-19. Insieme a Bollate sono stati colpiti dallo stesso provvedimento Castrezzato nel Bresciano, Viggiù nel Varesotto e Mede nel Pavese.

Il cluster – Il primo focolaio della variante “inglese” è emerso a partire dall’analisi di alcuni dei 59 tamponi positivi rilevati nella scuola materna Munari e nella scuola elementare Marco Polo di Ospiate (frazione di Bollate), parte dello stesso istituto comprensivo. Ciò ha dato il via ai test rapidi agli oltre 700 studenti, insegnanti e collaboratori scolastici dei due plessi, oltre a quelli della terza sede quello di via Diaz. Il risultato: almeno 4 casi di variante inglese, che hanno fatto scattare l’allarme.

La chiusura – Il primo provvedimento della Regione è stato l’ordinanza di chiusura del Comune per limitare la diffusione della variante e gli abitanti si sono subito ritrovati in lockdown stretto. Vietato ogni spostamento sia dentro che fuori dalla città se non per motivi di salute, lavoro o necessità e solo con autocertificazione. Sospese le attività commerciali al dettaglio, tranne la vendita di generi alimentari e di prima necessità e con l’eccezione di edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie, parrucchieri ed estetisti. Scuola solo a distanza. Attività sportiva solo in prossimità della propria abitazione. Insomma, divieti che hanno riportato Bollate alla chiusura totale. Le strade sono deserte e le poche macchine di passaggio vengono fermate dalle forze dell’ordine, ma anche della Polizia locale di Milano, arrivata in soccorso per aumentare la sorveglianza.

Le cause – «Siamo un Comune popoloso e urbanizzato. E abbiamo contatti con i tanti territori limitrofi, tra cui Milano. Purtroppo la cosa ha facilitato la formazione di super cluster. Nel nostro caso, a partire dalla scuola», spiega ancora Vassallo. A un quarto d’ora in treno da Cadorna, da qui partono ogni mattina migliaia di pendolari. Uno scambio positivo in tempi normali, ma che aumenta le possibilità di contagio e circolazione del virus in epoca Covid-19. Attualmente sono 247 i positivi totali, mentre per avere indicazioni sul numero dei contagiati da variante inglese si dovrà aspettare. Lo conferma lo stesso primo cittadino di Bollate, «Lo screening è ancora in corso, perché per sequenziare il genotipo a campione del virus servono dai 4 ai 7 giorni». È dunque probabile che una settimana non basti per sbloccare la situazione e che l’ordinanza venga riconfermata dopo il 24 febbraio.

La situazione lombarda – A un anno dallo scoppio del virus in Italia, le restrizioni di Bollate sono simili a quelle di Codogno e del Lodigiano nel 2020. Le prime zone di diffusione del Covid-19 erano state isolate dal resto della Regione, due settimane prima della chiusura dell’intero Paese (8 marzo). Provvedimento però non sufficiente a fermare il coronavirus che ha portato la Lombardia a essere la regione più colpita. È stata proprio la creazione delle zone rosse l’oggetto della diatriba tra Regione Lombardia e il Governo Conte bis. Se il perimetro del Lodigiano era stato chiuso dal ministro della Salute Speranza, così non è stato per altre zone. Come per l’area di Alzano Lombardo e Nembro nel bergamasco, individuata dalla Regione come focolaio ma mai isolata.