Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia, in un’intervista a Radio Anch’io, che «l’Italia sarà tra i primi Paesi al mondo ad avere un vaccino contro il Covid». Il nostro Paese è presente nei grandi accordi internazionali per l’acquisto dei prodotti di Pfizer e AstraZeneca, le due aziende che hanno finora dato i migliori risultati. L’annuncio di Di Maio consente di alimentare un cauto ottimismo, anche perché sembra intravedersi un rallentamento della corsa della pandemia nel nostro Paese.

ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

I dati del 18 novembre – Il bollettino del ministero della Salute del 18 novembre parla di 34.283 nuovi positivi, a fronte di 234.834 tamponi effettuati. Il rapporto tra positivi e tamponi, dato molto importante perché dà la misura della diffusione del contagio a prescindere dal numero di test effettuati, si è attestato al 14,6%, numero tra i più bassi dell’intero mese di novembre. Sarà necessario attendere i dati dei prossimi giorni per confermare il miglioramento, che però è visibile anche nella diminuzione del numero dei nuovi ricoveri ordinari (+430) e in terapia intensiva (+58). É tuttavia importante ricordare come questi dati non mostrino una ritirata della pandemia, bensì una diminuzione della sua brusca accelerazione iniziata nel mese di ottobre. Molto negativo è stato il dato dei decessi giornalieri: 753, ma gli esperti spiegano che è probabile il numero dei morti resterà alto più a lungo degli altri, in quanto è legato all’enorme numero dei contagi avvenuto nelle scorse settimane. Campanello d’allarme anche dalle terapie intensive: 17 regioni su 20 hanno superato la soglia critica del 30% dei posti occupati da malati Covid definita dal governo. Le uniche regioni sotto questa soglia sono Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Molise, con la Sicilia che si attesta al 30%.

Vertice governo-regioni – Nel pomeriggio di oggi 19 novembre ci sarà un incontro in videoconferenza tra il governo e i presidenti di Regione. All’ordine del giorno la richiesta dei governatori di ridurre il numero di parametri secondo i quali sono definite le zone di rischio in cui è diviso il nostro Paese (sistema che ad ora non pare essere in discussione), per renderlo più trasparente e comprensibile. Le Regioni hanno anche richiesto la possibilità di una discriminazione provinciale e non esclusivamente regionale nella definizione delle stesse, dal momento che la diffusione del contagio non è uniforme all’interno dei confini regionali. Si inizierà poi a discutere del prossimo Dpcm, che sostituirà l’attuale in scadenza il prossimo 3 dicembre. Importante sarà il tema del Natale, per cui si pensa a un allentamento delle misure per favorire i già provati esercizi commerciali, senza però vanificare gli sforzi fatti finora. “Salvare il Natale” è l’obiettivo dichiarato di molti governatori, sebbene tutti predichino cautela per evitare una rapida ripresa del contagio. Il presidente della regione Puglia Michele Emiliano ha poi richiesto al governo di inserire in zona rossa le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani, ma non è da escludere che l’intera regione finisca nello scenario di massima gravità.