Undici regioni in arancione, 9 ancora in rosso. Ma la situazione potrebbe cambiare già dal 12 aprile per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Calabria e Toscana, che potrebbero passare alla zona arancione. Valle D’Aosta e Campania dovrebbero invece rimanere nella fascia di rischio più alta. Se il passaggio dal rosso all’arancione dovesse effettivamente verificarsi, riaprirebbero i negozi, verrebbero consentiti gli spostamenti all’interno del comune e le visite ad amici e parenti. In più, per nessuna delle regioni attualmente in arancione, Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Umbria, Veneto e le province autonome di Bolzano e Trento, si pensa al ritorno in rosso. Non sono invece previste, da decreto, zone gialle almeno fino al 30 aprile.

I dati – L’allentamento delle restrizioni sarebbe conseguenza del netto calo di casi positivi registrato nelle regioni in rosso. Bisogna tuttavia tener conto del minor numero di tamponi effettuati il sabato della vigilia (250.000), a Pasqua (102.000) e Pasquetta (250.000), rispetto ad una media giornaliera che si attesta tra i 300.000 e i 350.000 test. Ma, anche se il dato positivo sul contagio dovesse trovare conferme, resta preoccupante la situazione dei posti letto in terapia intensiva: 13 regioni e la provincia autonoma di Trento superano la soglia del 30%. In Toscana, Piemonte, Puglia e Calabria l’incidenza dei contagi è invece poco al di sotto dei 250 casi positivi ogni 100.000 abitanti.

Le dichiarazioni – Parlando dell’eventualità del passaggio in arancione, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha riferito ai microfoni di Rtl 102.5 che «i numeri che stiamo valutando per la cabina di regia di Roma vanno in questa direzione, i dati sono in lento ma graduale miglioramento» e che farà «di tutto» affinché la regione sia effettivamente interessata da misure meno stringenti. La decisione sulle regioni in bilico verrà presa venerdì 9 aprile, anche dopo la diffusione del monitoraggio Iss-ministero della Salute, ma il cambio di colore, se ci sarà, entrerà in vigore a partire da lunedì. Anche il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha parlato di riaperture, intervenendo al programma di La7 Omnibus: «In Francia il 14 luglio è festa nazionale, negli Usa il 4. Noi abbiamo il 2 giugno. Potrebbe essere una data ma i temi restano programmazione e monitoraggio. La programmazione è fondamentale. Ci sono attività che si possono aprire dall’oggi al domani come il barbiere. Altre no, come i grandi alberghi. Bisogna monitorare i dati e sulla base dei dati aprire il prima possibile». D’accordo con Garavaglia anche la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini che ha parlato di aperture «soprattutto da maggio. Forse qualcosa già dal 20 di aprile».

Il ritorno in aula – Tra le riaperture più attese di questi giorni, anche nelle regioni in zona rossa, c’è quella delle scuole. Il 6 aprile la ripresa in presenza delle lezioni per 5,6 milioni di studenti: le scuole hanno riaperto per tutti nelle regioni arancioni, con percentuali di presenza dal 50 al 75% per le superiori, mentre sono potuti rientrare in classe gli studenti fino alla I media nelle zone rosse, con gli altri ancora in dad. Di conseguenza sono state organizzate manifestazioni e proteste a Milano, Roma, Bologna, Pisa, Faenza e Firenze per chiedere che anche in zona rossa tutti gli studenti possano frequentare in presenza. «Hanno dimenticato le seconde e terze medie e i ragazzi delle superiori che, in Lombardia, possono contare solo 32 giorni di presenza in un anno», hanno detto i rappresentanti del comitato “A scuola!”, durante il presidio a Milano in piazza Duomo.