Lo chiamano lo sceriffo. Su Facebook alcuni suoi video hanno avuto più di 100mila visualizzazioni. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, oramai è una star. Chi lo conosce sa benissimo che i suoi virgolettati sopra le righe e il suo comportamento da re non sono una novità. L’ex sindaco di Salerno ha sempre amministrato la regione come se fosse una sua proprietà. Ci è riuscito grazie a una rete capillare di consiglieri, manager e uomini di potere che gli hanno promesso fedeltà.

I consiglieri del presidente – Appena eletto, nel 2015, De Luca ha scelto 13 persone che lo avrebbero accompagnato durante il suo incarico. Tredici nomi da affiancare alla giunta e agli amministratori: i cosiddetti “consiglieri del presidente”.  Questa figura professionale viene utilizzata di solito dai capi di Stato. Mattarella, ad esempio, ne ha 11. Due in meno di De Luca. Sono consulenti: imprenditori, politici mancati, uomini d’affari che sembrano costituire un esecutivo parallelo. Alcuni sono vecchie conoscenze con cui il governatore aveva rapporti durante i suoi mandati da primo cittadino. In quegli anni, 10 per la precisione, De Luca ha acquisito molto consenso, ma ha anche dissestato il bilancio comunale arrivando ad avere nel 2012 un debito di 365 milioni: di cui 250 per gli investimenti. La Corte dei conti ha inquisito l’amministrazione per spese di personale gonfiate e assunzioni inutili.

La legge Severino – I consulenti del governatore teoricamente non ricevono compensi, ma soltanto rimborsi spese. Ognuno ha una competenza diversa. Il presidente De Luca ha fatto in modo di tenere per sé alcune deleghe (trasporti, sanità e agricoltura) per poterle poi di fatto assegnare ai suoi uomini di fiducia. Non c’è un assessore ai trasporti, ma un consigliere con delega. Non essendo membri della giunta e non ricoprendo, almeno in teoria, un ruolo politico ben definito, questi consulenti non sottostanno alle regole di inconferibilità e incompatibilità previste dalla legge Severino: possono ricoprire questi incarichi, nonostante siano stati condannati, anche in via non definitiva, o gestiscano enti privati finanziati dalle pubbliche amministrazioni. Non hanno nessun tipo di vincolo. Non importa chi siano, che lavoro facciano. Decide De Luca.

Il consigliere alla sanità – Le cariche che ricoprono sono temporanee. Cambiano i nomi, cambiano le funzioni. Negli ultimi anni la lista si è sfoltita, adesso i consiglieri sono otto: quanti gli assessori della giunta. Nel 2015 tra gli uomini di fiducia del presidente c’era anche Luca Cascone, ex assessore ai trasporti di Salerno e consigliere regionale. Il suo nome oggi non figura più nella lista dei tredici, a differenza di altri che, invece, continuano a mantenere la propria posizione. Come Enrico Coscioni: docente in scienze infermieristiche, da cinque anni ricopre la carica di consigliere alla sanità in una regione che fino a pochi mesi fa era commissariata per un debito di nove miliardi. Da molti viene considerato l’amministratore più fidato del governatore. De Luca lo ha inserito tra i suoi consulenti, nonostante Coscioni non avesse raggiunto un numero sufficiente di voti per poter sedere nel consiglio regionale. Ha fatto discutere la sua nomina a primario nell’ospedale Ruggi di Salerno: secondo alcune indiscrezioni, il reparto di cardiochirurgia sarebbe stato ampliato e sdoppiato proprio per permettergli di assumere la guida di una parte del dipartimento. Una volta eletto, ha dichiarato: «Considero prioritaria la mia attività di cardiochirurgo, la politica è un plus».

Sanità, la Campania è la Regione più penalizzata

?? La Campania è la Regione che riceve meno soldi dal riparto del fondo sanitario nazionale. ??La Campania viene depredata ogni anno di 350 milioni di euro per la sanità. Rispetto a questo dato, indegno di un Paese civile, non ha fatto niente nessuna coalizione politica.Un blocco di interessi nordista ha prevalso su ogni regola di civiltà e di correttezza.

Pubblicato da Vincenzo De Luca su Venerdì 15 maggio 2020

Altri nomi chiave – Coscioni, però, non è l’unico uomo di De Luca a occuparsi della sanità campana. Un altro consulente chiave è Arturo Romano. Attualmente gestisce i rapporti con il sistema sanitario regionale. Cosa questo significhi è difficile dirlo. La magistratura sta indagando in un suo possibile coinvolgimento nella ristrutturazione illecita della clinica Pineta Grande di Castel Volturno. L’inchiesta ruota intorno al nome di Vincenzo Schiavone, noto imprenditore campano che detiene la proprietà della struttura. Nel registro degli indagati figura anche Antonio Postiglione, altra figura molto vicina al governatore. Postiglione, dopo aver gestito per anni come commissario speciale l’Asl di Salerno, è arrivato a palazzo Santa Lucia, la sede della regione Campania, per ricoprire la carica di responsabile della Direzione generale per la tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale. È stato lo stesso De Luca a nominarlo.

«Due fritture di pesce» – Ed è sempre il presidente a nominare come suo consigliere di fiducia Francesco Alfieri, sindaco di Capaccio Pestum. È diventato famoso qualche anno fa, quando in un audio reso pubblico dal Fatto quotidiano si sentiva il governatore in persona invitarlo, in tono scherzoso, a raccogliere voti per il sì al referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi offrendo «fritture di pesce». Da poco è indagato per scambio politico mafioso: avrebbe garantito un lavoro a un membro del clan dei Marotta, gli zingari di Agropoli. In molti, dall’opposizione ad alcuni esponenti del Pd, hanno chiesto le dimissioni di Alfieri, che per ora non sono ancora arrivate. «Nel 2016 abbiamo interpellato l’Anticorruzione sul ruolo dei consulenti del presidente e sulla non applicabilità della legge Severino. Ci hanno risposto che, nonostante queste persone non siano di fatto politici veri e propri, avrebbero dovuto comunque sottostare ai principi di inconferibilità e incompatibilità», ricorda Valeria Ciarambino, consigliera regionale dei Cinque Stelle. Scrive l’Anac nel documento inviato a luglio del 2017: «I consiglieri del presidente, avendo la funzione di supportare le decisioni dell’organo politico di vertice, influendo sulle scelte e sulle azioni messe in campo con ruoli di coordinamento spesso ravvicinato ai dirigenti, dovrebbero rientrare nel campo di applicazione della legge 39/2013». Cioè la Severino.

La consigliera alla cultura – Nonostante quest’indicazione, nulla è cambiato. De Luca continua a scegliere i suoi uomini di fiducia senza nessun vincolo apparente sfruttando un vuoto normativo che gli permette di agire in forza di legge. Per la delega alla cultura nel 2015 ha selezionato Patrizia Baldoni: dirigente della Scabec, società di cui palazzo Santa Lucia detiene buona parte delle quote e che gestisce i fondi regionali destinati proprio alla cultura. Baldoni, quindi, si è trovata a essere controllore e controllato. Nel 2016 dopo aver ricevuto da Equitalia un atto di pignoramento del valore di 2 milioni di euro ha lasciato il suo posto nell’azienda. Ha mantenuto, invece, la sua carica da consigliera di fiducia. Già nel 2012 era stata indagata per aver sottratto insieme all’ex marito, il patron del Napoli Corrado Ferlaino, 30 milioni all’erario.

I manager – Ma gli uomini di De Luca, i suoi consulenti privilegiati che lo aiutano ad amministrare il feudo campano, sono anche fuori dalle mura di palazzo Santa Lucia. Ricoprono cariche manageriali che è stato lo stesso presidente a fornirgli. Un nome su tutti: Ciro Verdoliva. Già direttore del Cardarelli, dall’anno scorso è a capo dell’Asl 1 di Napoli, la più grande della regione. La sua prima nomina di impronta politica risale a Antonio Bassolino, che nel giugno 2009 lo volle commissario per accelerare le pratiche amministrative del presidio di Ponticelli. Doveva essere un incarico di sei mesi, ma gli fu confermato sia dalla giunta di Stefano Caldoro sia successivamente da quella De Luca. Verdoliva era al Cardarelli quando l’ex primo cittadino di Salerno decise di aumentare gli stipendi dei direttori generali di 10mila euro. Ora il suo compenso annuo sfiora i 155mila, uno dei più alti tra i manager ospedalieri. È indagato nel caso Consip per aver coperto le inadempienze della società dell’imprenditore Alfredo Romano. Verdoliva ha più volte ripetuto «di essere a posto con la coscienza e di sostenere il lavoro della magistratura».

Il nuovo re d’Italia – Parole simili a quelle che De Luca aveva pronunciato durante il processo Crescent, in cui il governatore era indagato per abuso d’ufficio e falso ideologico; le accuse riguardavano la realizzazione di un complesso immobiliare, lungo 300 metri e alto 30, costruito sul lungomare di Salerno. L’ex primo cittadino è stato assolto nel 2018, sfuggendo in questo modo alla fantomatica legge Severino. Al tempo De Luca era poco conosciuto. Sicuramente, non aveva tutta la fama che ha adesso. Tesseva già la sua trama di rapporti. Ora a 71 anni ha iniziato a utilizzare i social, è pronto per le prossime regionali.