I patrimoni dei primi 1.000 miliardari della Terra sono ritornati ai livelli pre-pandemici in soli nove mesi. Alle persone più povere, invece, occorreranno più di dieci anni per riprendersi dalla crisi economica scatenata dal virus: 14 volte di più.«L’impatto della pandemia sarà profondo e la crescita della disuguaglianza provocherà sconvolgimenti economici e sociali», ha dichiarato Kristina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Il rapporto – L’Oxfam (la confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale) ha pubblicato un rapporto chiamato “Il Virus della Diseguaglianza“, nel quale viene riportato un sondaggio condotto tra 295 economisti di fama mondiale provenienti da 79 paesi:
– l’87% degli intervistati riteneva che nel loro Paese la disuguaglianza di reddito sarebbe aumentata o fortemente aumentata a seguito della pandemia;
– oltre metà degli interpellati prevedeva che la disuguaglianza di genere sarebbe probabilmente o molto probabilmente aumentata;
– oltre due terzi pensavano lo stesso in merito alla disuguaglianza razziale;
– due terzi dei partecipanti al sondaggio ritenevano inoltre che i loro governi non avessero un piano adeguato per impedire che tuto ciò accadesse.

Possibili rimedi – Studi e indagini hanno evidenziato infatti come le donne occupino in grande maggioranza i settori più colpiti dalla pandemia, che, se fossero equamente ripartiti, eviterebbero a 112 milioni di lavoratrici il rischio di perdere il proprio impiego. Per quanto riguarda la diseguaglianza razziale è stato preso come esempio il caso della popolazione brasiliana, nella quale i cittadini di origine africana hanno avuto il 40 per cento di probabilità in più di morire di covid rispetto alla popolazione bianca. Questo perché le scarse risorse economiche non hanno permesso loro di accedere a cure adeguate o di poter vivere in condizioni igienico-sanitarie sicure. Se i tassi di mortalità fossero stati gli stessi, a giugno 2020 oltre 9.200 brasiliani di origine africana sarebbero stati ancora vivi. Stessa cosa per quanto riguarda i cittadini afroamericani e i latino-americani negli Stati Uniti, tra i quali si sarebbero salvati almeno 22.000 persone. Tuttavia, la Banca Mondiale ha calcolato che se i Paesi si impegnassero nel prendere subito provvedimenti e organizzare piani economici adeguati, la forbice della diseguaglianza tornerebbe al livello precedente alla pandemia in tre anni anziché in più di 13.

Aiuti pubblici. Ma per chi? – «Il Covid-19 è stato paragonato a raggi X che svelano le fratture presenti nel fragile scheletro delle società che abbiamo costruito. Mette in luce errori e falsità dovunque: la menzogna secondo cui i liberi mercati possono offrire assistenza sanitaria a tutti, […] l’illusione di vivere in un mondo post-razzista, il mito secondo cui siamo tutti sulla stessa barca. È vero che galleggiamo tutti sullo stesso mare, ma è altrettanto chiaro che alcuni viaggiano in super yacht mentre altri sono aggrappati a rottami alla deriva», così ha descritto la situazione Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Il dato più sconcertante è che il patrimonio dei dieci miliardari più ricchi del mondo basterebbe per evitare che tutti gli abitanti della Terra cadano in povertà e a garantire la somministrazione del vaccino anti-covid a ognuno di noi. I governi hanno fornito aiuti senza precedenti alle proprie economie, rilanciando così il mercato azionario. Questi interventi però hanno avuto come unico risultato quello di ingigantire ulteriormente le ricchezze di chi già era ricco oltremisura, mentre allo stesso tempo l’economia reale sta affrontando la più grave recessione da più di un secolo. Se da un lato il patrimonio dei “Paperoni” è aumentato complessivamente di 540 miliardi di dollari in nove mesi, dall’altro il coronavirus sta rendendo i poveri sempre più poveri, in un mondo in cui già da tempo metà della popolazione deve sopravvivere con meno di 5 dollari e mezzo al giorno.

Sanità e scuola – La pandemia ha evidenziato la fragilità dei sistemi sanitari pubblici poco attrezzati e sottofinanziati, ma anche i limiti dei sistemi sanitari privati, i quali ancora di più hanno privilegiato le persone più abbienti, condannando invece i cittadini con minori possibilità, in particolare tra la comunità di colore e indigena. Anche a livello scolastico la diseguaglianza tra Paesi ad alto e basso reddito è evidente: nei primi, il virus ha costretto gli alunni a rimanere a casa da scuola per sole sei settimane, mentre nelle nazioni più povere lo stop alle lezioni è durato quattro mesi. Inoltre, le stime hanno mostrato che la pandemia eliminerà i progressi globali degli ultimi 20 anni per quanto riguarda l’istruzione femminile.

Lavoro – Il mondo del lavoro è stato colpito in maniera brutale dall’epidemia. I posti di lavoro persi sono stati centinaia di milioni. Il dato più preoccupante è quello dell’Indice di Contrasto alla Diseguaglianza (CRI) pubblicato da Oxfam che ha rivelato che 103 Paesi hanno affrontato l’emergenza sanitaria con «almeno un terzo della propria forza lavoro privo di diritti e tutele, quali ad esempio l’indennità di malattia». A farne le spese sono come al solito i più poveri, le comunità etniche più emarginate e le donne. Come riporta Oxfam, negli Stati Uniti il 90 per cento dei lavoratori con reddito maggiore ha diritto a congedi di malattia retribuiti, mentre nei settori meno pagati solo il 47 per cento gode di questo beneficio. Nei Paesi più in difficoltà il 92 per cento delle donne svolge impieghi «informali, pericolosi o insicuri» e, inoltre, l’epidemia ha portato con sé la crescita dei lavori sottopagati o non retribuiti, svolti soprattutto dalla popolazione femminile appartenente a comunità o gruppi emarginati per motivi di razza o etnia.