Testa a testa, ancora una volta. A due settimane dal rimpallo di responsabilità sui dati Rt sbagliati costati alla Lombardia sette giorni di lockdown ingiustificati, lo scontro tra governo e Palazzo Pirelli si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo lo stop imposto da Roma al piano di vaccinazione 24/7 messo a punto dal supercommissario Guido Bertolaso («Da qui a giugno vaccineremo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7», aveva dichiarato l’ex capo della Protezione civile) e le accuse del presidente Attilio Fontana, è ora il (presunto) mancato invio di personale sanitario nell’ambito della campagna di vaccinazione nazionale a incrinare il dialogo lungo l’asse Roma – Milano.

«Manca il personale» – «Regione Lombardia è pronta, ma urge personale e la certezza di avere a disposizione vaccini sufficienti per avviare le somministrazioni»: questo l’affondo dell’assessore regionale al welfare Letizia Moratti nei confronti di Domenico Arcuri, commissario nazionale per l’emergenza Covid. Moratti, che da poco meno di un mese ha preso il posto di Giulio Gallera e che già il 19 gennaio aveva fatto discutere con una controversa proposta – poi smentita – di declinare le vaccinazioni in base al reddito, ha poi aggiunto che «Arcuri ha previsto l’arrivo in Lombardia di personale sanitario a supporto, medici ed infermieri». Ma ad oggi – continua Moratti – nessuno si è visto. Per febbraio si attendono 123 unità, fino a un massimo nei mesi estivi di 2.544 addetti al mese per giugno, luglio ed agosto. Non è possibile fare riferimento su numeri totalmente aleatori. È stata richiesta più volte la pianificazione relativa alla gradualità degli arrivi in ospedale, ma non abbiamo mai ricevuto risposta». La vicepresidente lombarda ha poi continuato il suo j’accuse puntando l’indice contro quella che a suo dire costituirebbe «un’incertezza dell’approvvigionamento delle dosi vaccinali» e del grave danno che questo arrecherebbe a «una macchina che non può permettersi rallentamenti».

Il commissario Domenico Arcuri (Wikimedia Commons)

 «Gli operatori ci sono, mancano le vostre visite» – La risposta di Domenico Arcuri non si è fatta attendere. In una nota ufficiale diramata il 10 gennaio il commissario nazionale ha di fatto confermato la penuria di medici e infermieri, imputandola però a carenze nell’organizzazione predisposta dal Pirellone e non a negligenze dell’amministrazione centrale: «Il personale aggiuntivo già selezionato e destinato alla Lombardia ammonta addirittura a 229 fra medici, infermieri e assistenti sanitari», ha chiarito Arcuri (più dei 123 dichiarati da Moratti, n.d.r.). Di questi tuttavia «soltanto quattro hanno già potuto entrare in servizio presso l’Agenzia di tutela alla salute di Pavia, tutti gli altri sono infatti in attesa, ormai da diversi giorni, delle necessarie visite mediche da parte delle Ats regionali». Stando alla replica di Arcuri, dunque, il governo avrebbe destinato alla Lombardia un numero di operatori sanitari anche superiore rispetto alle previsioni e agli accordi con Palazzo Pirelli, e la loro mancata presa di servizio sarebbe da ascriversi ai ritardi delle agenzie sanitarie territoriali. In giornata si è poi registrata una controreplica di Moratti, secondo cui il fabbisogno di personale aggiuntivo per la Lombardia «era di oltre 1.000 operatori» e che di questi ne sono stati assegnati «460 tra medici, infermieri e assistenti sanitari». I 229 citati da Arcuri sarebbero quelli effettivamente selezionati dalla società interinale ManPower, incaricata delle assunzioni, ma, secondo l’assessore, gran parte di essi avrebbe successivamente rifiutato la destinazione assegnata, dal che il loro numero si sarebbe ridotto in modo significativo.

Al via il vaccino per gli over 80 – Nel frattempo il presidente Fontana ha annunciato l’11 febbraio che da giovedì 18 scatteranno in Lombardia le vaccinazioni per le persone ultraottantenni, dopo che le prime dosi sono state destinate principalmente agli operatori sanitari. In una lettera aperta il governatore e l’assessore Moratti hanno comunicato che a partire da lunedì 15 febbraio le cittadine e i cittadini che appartengono a questa categoria potranno comunicare al proprio medico o in farmacia la volontà ad essere vaccinate. «Sarà sufficiente avere con sé la tessera sanitaria, un numero di cellulare o telefono fisso», chiarisce la nota di Palazzo Pirelli. In alternativa sarà possibile manifestare la propria adesione attraverso la piattaforma online dedicata alla campagna di vaccinazione. In seguito all’adesione il cittadino riceverà, telefonicamente o tramite sms, l’appuntamento per la somministrazione.