«Il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca ndr.) è approvato a partire dai 18 anni di età e tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19 nelle fasce di età più avanzate, è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni». Lo ha annunciato il ministero della Salute il 7 aprile e nella circolare diramata il giorno successivo, giovedì 8 aprile, dopo l’ennesima giornata segnata da un caso legato al farmaco anglo-svedese.

Il testo – Il documento ribadisce che il farmaco anglo-svedese non è vietato alle persone con meno di 60 anni ma è solo fortemente raccomandato per chi li ha superati, perché in quei soggetti le complicanze non sembrano verificarsi. Che si tratti solo di un suggerimento e che non ci siano rischi lo dimostra il fatto che non cambia l’iter per chi ha già ottenuto la prima dose. Il ministero della Salute precisa che «queste rarissime complicanze tra vaccino e trombosi si sono verificate per lo più entro 14 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino e non si sono mai osservate in persone che hanno fatto la seconda dose».

Le indicazioni di Aifa – Allegato alla circolare anche il parere della Commissione tecnico scientifica di Aifa. L’Agenzia Italiana del Farmaco aggiunge che «nella categoria degli over 60 l’incidenza dei casi a seguito della vaccinazione risulta addirittura inferiore rispetto a quella attesa». Il presidente Giorgio Palù ha ribadito che l’Italia non ha modificato l’autorizzazione di AstreZeneca per tutte le età tanto che anche i non over 60 sono «liberi di farlo, firmando il consenso informato». L’Aifa ha inoltre rilevato che «al momento non sono stati identificati analoghi segnali di rischio di eventi trombotici per i vaccini a mRNA come Pfizer e Moderna».

Il parere di Ema – Dopo aver condotto ulteriori analisi, ieri, mercoledì 7 aprile, l’Agenzia europea per i medicinali ha concluso che sia «possibile» un legame tra alcuni casi estremamente rari di trombosi e la vaccinazione con AstraZeneca, ma ha comunque ribadito che in generale i benefici offerti dal farmaco continuano a superare gli eventuali rischi derivanti dalla sua somministrazione. Rischi che continuano a essere minimi soprattutto se confrontati con quelli molto più alti che subentrano nel caso in cui ci si ammali di Covid-19.
Dopo le prime rassicurazioni dell’Ema a metà marzo, le somministrazioni con AstraZeneca erano riprese in buona parte dell’Europa ma i casi di trombosi cerebrale sono stati sempre tenuti sotto controllo, tanto da portare alcuni Paesi a rivedere le politiche di somministrazione. Nella sua ultima analisi, Ema ha valutato 62 casi di trombosi cerebrale e 24 casi di trombosi in altre sedi, 18 delle quali si sono rivelate letali. I casi sono stati riscontrati su una popolazione di 25 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca nello spazio economico europeo e nel Regno Unito. L’ipotesi è che le trombosi siano dovute a una risposta immunitaria eccessiva, che porta a un’infiammazione di parte del sistema circolatorio, con conseguenti complicazioni. I casi finora riscontrati sono stati talmente pochi rispetto alla grande quantità di vaccinati che Ema non è nelle condizioni di indicare specifici fattori di rischio associati ad AstraZeneca e non ha dato indicazioni su limiti di età al di sotto dei quali sia consigliabile non assumere il vaccino.