Qualche riserva resta. Ma con una circolare firmata da Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, il dicastero ha dato il via libera alla possibilità di somministrare un’unica dose di vaccino alle persone che sono già entrate in contatto con l’infezione da Covid-19. Novità anche sul fronte della possibile produzione dei vaccini in Italia, mentre l’Agenzia del Farmaco Europea ha avviato il processo di valutazione del vaccino Russo Sputnik V.

La decisione – Il via libera al monodose si basa sul fatto che i guariti possederebbero già abbastanza anticorpi da rendere superfluo il richiamo, a patto che, precisa la circolare, «la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa». Il ministero della Salute ha però reso noto che questa opzione non sarà applicata alle persone guarite che però presentino problemi di salute specifici, quali immunodepressione e «resistenza a trattamenti farmacologi». Anche il professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano concorda con l’apertura del ministro Roberto Speranza. Secondo il virologo, «avrebbe poco senso convocare due volte chi si è ammalato ed è guarito perché possiede già una memoria immunologica», aggiungendo che «abbiamo due milioni di persone che sanno con certezza di aver passato l’infezione, altri due milioni probabilmente lo ignorano, ma hanno prodotto anticorpi, sono entrati in contatto con il virus Sars-Cov-2 senza accorgersene. Io dico che basterebbe un test con pungidito».Il tema è al centro dell’incontro in corso questa mattina al ministero della Salute tra il ministro Speranza, il Commissario straordinario all’emergenza Covid-19, generale Francesco Figliuolo. Presente anche il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e i vertici dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il perché della svolta – il motivo principale che ha mosso il governo verso questa decisione è la necessità di liberare più dosi possibili per renderle disponibili alle categorie a rischio: ultraottantenni e persone con patologie già associate allo sviluppo di una forma grave della malattia Sars-covid-2. In questo modo l’Italia sarebbe meno sensibile a nuovi ritardi nella consegna dei sieri da parte delle aziende produttrici.

Il vaccino Italiano – Per ovviare alla possibilità di ulteriori ritardi si pensa anche a far partire la produzione dei vaccini sul territorio nazionale. È di ieri il secondo incontro del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti con il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, quello dell’Aifa Giorgio Palù, il sottosegretario con delega ai Servizi Franco Gabrielli e il generale Figliuolo. Presenti tra i rappresentanti dell’industria farmaceutica anche il direttore generale Enrica Giorgetti, e il direttore centro studi Carlo Riccini. Massimo riserbo sui nomi delle aziende private coinvolte. Ma nella conferenza stampa di oggi con Thierry Breton, il commissario europeo al Mercato interno con delega sui vaccini, Giorgettti ha dichiarato che la discussione è avvenuta «con quelle imprese che hanno mostrato disponibilità, e posso assicurare che l’industria farmaceutica italiana è pronta a dare il suo contributo sui vaccini». Il governo, ha aggiunto il ministro, «stanzierà tra i 400 e i 500 milioni di euro per il polo nazionale e per i partner privati che accompagneranno la strategia italiana e europea di risposta ai vaccini».

La partita del Governo – Raggiungere l’immunità di gregge e traghettare il Paese fuori dall’emergenza pandemica è l’obiettivo cardine del Governo. Per questo si è deciso di armonizzare i piani vaccinali a livello nazionale. «C’è stata troppa confusione nelle Regioni, che sono state lasciaste spesso da sole. È indispensabile ora definire un ordine di precedenza nelle vaccinazioni. Ci dev’essere una regola nazionale», ha affermato la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, intervistata su radio 102.5. «E’ chiaro che occorre moltiplicare i vaccinatori – continua – Se vogliamo accelerare occorre puntare su tutti i centri, e possiamo farlo. La volontà dell’esecutivo è quella di rispettare i sistemi sanitari regionali ma pensando ad una flessibilità dentro delle regole nazionali».

Speranze future – Tra poche settimane un ulteriore aiuto all’esecutivo potrebbe giungere dall’arrivo in Italia del vero monodose di Janssen, in attesa dell’autorizzazione da parte dell’agenzia del Farmaco europea, e in prospettiva anche dal siero russo Sputnik V. L’Ema ha reso noto questa mattina di aver avviato la valutazione del vaccino prodotto dal gruppo russo R-Pharm. Notizia giudicata «ottima» dal segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. «Accogliamo con favore l’inizio della procedura di esame del dossier di registrazione del vaccino Sputnik V da parte dell’Agenzia europea per i medicinali. Abbiamo fornito all’Ema tutti i dati necessari per un vaccino già approvato da oltre 40 Paesi in tutto il mondo», ha affermato Kirill Dimitriev, capo del fondo per gli investimenti diretti russo (Rdif), che ha partecipato allo sviluppo del vaccino. Sempre da Mosca è arrivata la disponibilità a fornire subito vaccinazioni per 50 milioni di europei.