«Nessuna diseguaglianza sarà ammissibile nella campagna di vaccinazione». Lo ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza che ieri, mercoledì 2 dicembre, ha illustrato il piano del governo alla Camera e in Senato. L’Italia ha la prelazione su 202.573.000 dosi di vaccino che sarà gratuito con una distribuzione centralizzata. Le prime autorizzazioni dell’Agenzia europea del farmaco potrebbero arrivare il 29 dicembre per il vaccino Pfizer-Biontech e il 12 gennaio per il farmaco Moderna. Queste due aziende hanno stipulato contratti che prevedono rispettivamente quasi nove milioni e poco più di un milione di dosi per l’Italia: le prime saranno destinate a operatori sanitari e socio-sanitari, residenti e personale delle Rsa oltre che alle persone in età avanzata.
Le dosi prenotate – Se tutti i processi autorizzativi andassero a buon fine, l’Italia potrebbe contare su 40 milioni di dosi di AstraZeneca e 40 di Sanofi, 30 di CureVac, 27 di Johnson&Johnson e sempre 27 di Pfizer-BioNTech e infine 11 milioni di Moderna. Dosi che probabilmente dovrebbero essere somministrate due volte, a breve distanza. Le prime che potrebbero arrivare sono quelle di Pfizer-BionNTech e Moderna. Ma il cuore della campagna vaccinale sarà tra la prossima primavera e l’estate, ha annunciato il ministro Speranza nel presentare la relazione alle Camere.
A chi andranno i primi vaccini – Tre categorie saranno le prime destinatarie dei vaccini: operatori sanitari e socio-sanitari, residenti e personale delle Rsa oltre che persone di età avanzata. Le dosi necessarie per vaccinarli sono circa 20 milioni. Poi toccherà a insegnanti e personale scolastico, personale delle carceri e dei luoghi di comunità (i centri per disabili, per esempio) e forze dell’Ordine.
La logistica – Due sono i modelli di distribuzione previsti: per i vaccini con catena del freddo standard ci sarà un sito nazionale di stoccaggio e una serie di siti territoriali. Mentre quelli che richiedono una catena del freddo estrema verranno consegnati direttamente dall’azienda produttrice presso 300 punti vaccinali sul territorio. Nella campagna saranno coinvolte anche le Forze armate, come confermato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «La sta pianificando il Comando Operativo Interforze (che riunisce le quattro forze armate: Esercito, Marina, Aereonautica e Carabinieri, ndr) in coordinamento con la struttura governativa diretta da Domenico Arcuri». Parte del personale sanitario della Difesa verrebbe impiegata in specifici presidi vaccinali. In caso di bisogno, questi ultimi potrebbero essere anche ottenuti riconvertendo alcuni drive through della Difesa. Ma potrebbe esserci bisogno anche di postazioni mobili, per esempio nelle Rsa e direttamente nelle case delle persone più in difficoltà e isolate.
Chi vaccinerà – Oltre ai militari, negli ospedali e nelle unità mobili pronte alla vaccinazione ci saranno anche medici, infermieri, assistenti sanitari, operatori socio-sanitari e personale amministrativo di supporto. Ci sarà bisogno più o meno di 20.000 persone cui si aggiungeranno migliaia di giovani laureati in medicina, iscritti ai primi anni delle scuole di specializzazione.
Chi e come monitorerà la campagna – Il sistema informativo sarà interfacciabile con i diversi sistemi regionali e nazionali per ottimizzare tutti i processi. Nel frattempo, si vuole predisporre una sorveglianza aggiuntiva sulla sicurezza dei vaccini stessi, monitorando gli eventuali problemi che ci potrebbero essere. L’Agenzia italiana del farmaco, inoltre, avvierà studi indipendenti e si doterà di un comitato scientifico specifico per tutto il periodo della campagna vaccinale.
Le parole degli scienziati – «Chi ha già avuto il Covid non si deve vaccinare perché ha degli anticorpi naturali», ha dichiarato giovedì 3 dicembre a Radio anch’io Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e membro del Comitato tecnico scientifico. Ippolito ha anche specificato: «Semmai si dovrà controllare il livello di anticorpi e quando questi dovessero scendere si può considerare una vaccinazione». Vaccinazione che dovrebbe terminare «entro fine estate o inizio autunno», ha detto ad Agorà il presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Cts Franco Locatelli.