Tensione e paura ad Azzate. Nel paese in provincia di Varese, cinquemila abitanti, alla manifestazione per il 25 aprile si è presentato un gruppone di una quarantina di militanti dichiaratamente nazifascisti appartenenti a Do.ra (Comunità dei Dodici raggi), con tanto di cori fascisti e saluti romani, spaventando e minacciando i presenti. L’intervento del gruppo sarebbe stato provocato da uno striscione esposto dalla comunità cittadina con scritto “Azzate ama la pace e non a-dora il fascio”, con “a-dora” scritto a testa in giù. «È una provocazione. È piazzale Loreto», ha detto uno dei militanti in un video che circola in rete, mentre un altro intimidiva uno dei presenti dicendo: «Ora vieni qua e mi spieghi lo striscione». Allontanati da alcuni agenti della Digos, gli estremisti hanno srotolato poco distante un contro-striscione che recitava “Nessuno si illuda si possa scordare il sangue versato per non tradire” e si sono esibiti in saluti romani e nel canto fascista “A noi la morte non ci fa paura”, cui i cittadini hanno risposto intonando “Bella ciao”.
Subito è arrivata la reazione di Raffaele Simone, candidato sindaco di Azzate, che ha affermato come quelli del 25 aprile siano «ideali non negoziabili, mai, e proprio per questo ribadiamo una ferma e totale condanna di quanto avvenuto». Duro anche il segretario dell’Anpi locale, Vittore Brunazzo: «È la prima volta che succede ed è un sintomo brutto che non lascia presagire nulla di buono». Sull’episodio è intervenuto anche il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul comportamento di prefetto e questore.

Il video dell’accaduto (via Corriere della Sera):

Cos’è Do.ra – Fascismo, nazismo e culto della razza: sono questi i riferimenti culturali della Comunità dei Dodici raggi, nata nel 2012 dall’unione tra i gruppi Ultras 7 Varese e Varese skinheads. Sul proprio sito si definisce «una Comunità di destini, un’organizzazione politica apartitica e antisistema che si occupa di formazione spirituale, propaganda ideologica, controinformazione culturale e ricerca storica». Il suo scopo è battersi «per la rinascita dell’ordine Naturale (le maiuscole sono nel testo originale, NdR), ancorata senza nascondersi al Fascismo e al Nazionalsocialismo quali concezioni politiche che reggono i pilastri del mondo, scollegandosi dalle scorie della destra post-bellica». Do.ra, si legge ancora, rifiuta «il sistema democratico della rincorsa al voto, grande illusione-menzogna con la quale il potere fa credere al popolo di contare qualcosa».

La missione – La Comunità afferma di non cercare consensi, ma ha un chiaro intento pedagogico. Le parole usate dai militanti sono, in questo senso, «resistenza ideale» e «formazione culturale». Recuperando la battaglia mussoliniana contro le «potenze plutocratiche», Do.Ra «vuole essere un’alternativa al sistema Mondialista basato sul Capitalismo che trasforma gli uomini in oggetti-consumatori senza più volto». Per questo viene criticato l’ordine costituito uscito dalla Seconda guerra mondiale, con teorie che sfiorano il complottismo. Si legge, ad esempio, che «Col finire del secondo conflitto mondiale, le Grandi Potenze riunite sotto la Corona Inglese, hanno dato il via allo smembramento della società, del buon senso e della Ragione ponendo i loro fondamenti, ancora sanguinanti, un po’ a destra e un po’ a sinistra nei due emisferi cerebrali del cittadino». L’idea di fondo è quella per cui le potenze mondiali avrebbero messo in atto, da allora, un piano per mettere gli uomini «uno contro l’altro», anche se non viene esplicitato a quale scopo.
Questa «resistenza ideale» avviene attraverso una “ricerca storica” a opera autonoma di ciascun militante, che deve «ricercare e catalogare fotografie, storie e oggetti appartenuti ad un passato glorioso sepolto quasi definitivamente con la nostra Libertà, nella volontà di ricostruirne gli avvenimenti». Tutto all’interno della cornice costituita dal mito della razza: «È forse questa», si legge, «la nostra eredità più importante: raccogliere testimonianze della storia per divenire custodi di un Ideale, che, un giorno non troppo lontano, tornerà a brillare per salvare nuovamente questa Europa stuprata da una tribù di uomini senza terra né storia».

Attività – La Comunità, che si sostiene economicamente grazie alle donazioni di membri e simpatizzanti, non dichiara quanti siano i suoi membri, ma il canale Telegram, non molto frequentato, ha 463 iscritti. Il canale è un mix di propaganda (di carattere neonazista e contro lo Stato – sono frequenti le foto e i messaggi che inneggiano all’astensione dal voto) e aggiornamenti sulle attività di Do.ra: il gruppo, infatti, partecipa a diverse manifestazioni di estrema destra assieme ad altri simili.
Oltre a manifestazioni e ricerca (con tanto di pubblicazione ad opera della casa editrice omonima), la Comunità ha un “sodalizio sportivo“, con cui partecipa a tornei della zona, spesso organizzati da altre realtà associative dell’estrema destra. Lo sport ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita di Do.ra: sul sito si legge che nel 2010, in uno spazio autogestito nominato “Tana delle tigri”, quella che era «un’accademia di sport amatoriale da combattimento» era, prima e più ancora, «un concetto, l’embrione di una rivolta politica che partiva, prima di tutto, dentro noi stessi. Dall’istinto primordiale di dare un pugno. Al sacco, all’avversario, al nemico, all’ingiustizia».
Tra i vari sottogruppi di Do.ra spicca la “Black storm division“, il cui obiettivo sarebbe quello di andare in «rioni ostili» per intonare cori provocatori e ricercare lo scontro. A farne parte dovrebbe essere «un gruppo di ragazzacci agitati, genuini, tagliati giù col falcetto come si dice dalle nostre parti… Ragazzi disposti per attitudine a fare qualcosa in più: di mano svelta e cazzotto sodo». Al di là di questa presentazione, però, sul sito non ci sono resoconti dell’attività di questa “milizia”.
Sul perché questo gruppo non sia stato sciolto, nonostante il sito parli esplicito nei suoi riferimenti, si era espresso nei giorni scorsi il sindaco di Azzate Gianmario Bernasconi: «Non possiamo sciogliere questo gruppo, non ne abbiamo l’autorità. Quindi rispondiamo con iniziative culturali legate ai fondamenti della nostra Repubblica».