Eccola qui, Kay Ivey, governatrice dello Stato dell’Alabama, firmare una delle leggi più restrittive d’America sull’interruzione di gravidanza. Donna, 74 anni, approva ufficialmente la decisione dei 26 senatori su 31, tutti uomini, che hanno deciso non solo sulla sorte di tutte le future nascite del Paese ma anche sullo stato psicologico ed esistenziale delle madri.
Una legge choc per molti quella approvata in Alabama, che nega la legittimità dell’aborto anche di fronte a uno stupro o a un incesto. L’unica eccezione contemplata è quella del rischio «serio» per la vita della futura mamma. Pena per i medici fino a 99 anni (10 anni se l’intervento non ragiunge lo scopo). L’argomento non è certo nuovo per l’America ma stavolta in Alabama ci si è spinti ben oltre le misure anti-aborto approvate in altri Stati americani nell’era Trump. Sulla stessa strada del divieto totale si avvia a procedere anche lo Stato del Missouri, il cui Senato ha approvato il provvedimento che limita a otto settimane, rispetto alle attuali 21 e sei giorni, il periodo in cui si può abortire. Inevitabili le reazioni di donne, politici e attivisti che sottolineano l’indifferenza con cui il governo ha deciso di non tenere in alcun conto l’identità di libera scelta della maternità per ogni donna.

La profezia delle ancelle – 34 anni fa la scrittrice americana Margaret Atwood scriveva The Handmaid’s Tale, il romanzo distopico ambientato nel futuro in cui Atwood immagina il “mostro” di una teocrazia totalitaria che, attraverso la sottomissione della donna e lo sfruttamento delle sue funzioni riproduttive, riesce a  rovesciare il governo degli Stati Uniti. Di fronte a un evento che sembra trasformare in realtà quell’incubo, le donne dell’Alabama sono scese in piazza vestite da ancelle: tunica porpora e copricapo bianco per affermare la voglia di non arrendersi a un futuro scritto da qualcun altro.

Le reazioni politiche-  «Dio ha creato il miracolo della vita dentro l’utero della donna e non sta a noi esseri umani uccidere la vita», ha detto il senatore Clyde Chambliss, uno dei padri della legge. A rispondere sono stati in molti, primi fra tutti i Democratici, che dopo essersi battuti senza successo, hanno definito la nuova legge «uno stupro per le donne». A esprimere su Twitter tutta la sua indignazione è la giovane deputata dem Alexandria Ocasio-Cortez: «Questo non è soltanto un controllo sul corpo femminile ma sulla sessualità di ogni donna», ha scritto. Cortez va oltre la proibizione della nuova legge sottolineando come dietro a una decisione del genere ci sia la chiara volontà di indebolire il grande potere acquisito da ogni donna che riesce a vivere in maniera libera tutti gli aspetti di se stessa. Una vera minaccia per qualsiasi mentalità patriarcale.

 

L’Unione americana per le libertà civili e gli attivisti pro-choice hanno annunciato  di  voler contestare la legge in tribunale. Intanto i promotori del provvedimento sperano di portare la questione fino al più alto grado di giudizio, la Corte Suprema.

Le star non restano in silenzio- Dopo il clamore mediatico avuto dal #SexStrike, lo sciopero del sesso indetto dall’attrice americana Alyssa Milano,  anche la cantante Lady Gaga, da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili e schierata apertamente con i Democratici, ha espresso la sua opinione non risparmiando i toni duri:«C’è una pena più dura per i medici che eseguono queste operazioni che per la maggior parte degli stupratori? Questa è una farsa», ha cinguettato la cantante di A Star Is Born.