«Questa è per te, Don Gallo», urla un ragazzo al microfono. Parte una canzone di Paolo Conte. La folla di Piazza della Scala applaude, saluta così quel “prete da marciapiede” che amava la rivoluzione arancione e due anni prima, al comizio di Giuliano Pisapia, disse: «L’Italia aspetta un segno da Milano». Il saluto a Don Andrea Gallo, morto ieri a Genova all’età di 84 anni, interrompe i fumogeni e il sudore di una folla di ragazzi che avanza e preme contro i poliziotti schierati di fronte a Palazzo Marino. Si protesta contro lo sgombero dello spazio occupato ZAM, in via Olgiatti, zona Barona. «I sogni non si possono sgomberare» scandiscono i ragazzi, che in mano reggono uno striscione con una citazione presa dritta dritta da Spiderman: «da grandi poteri derivano grandi responsabilità».

Don Gallo stava dalla parte della piazza, sempre. In prima linea nelle manifestazioni no Tav e anti G8, ad aprile aveva mandato una foto a sostegno della causa milanese. In quel ritratto Don Gallo è magrissimo. Sorride, nella mano sinistra stringe l’inseparabile sigaro. Sulla parete il crocefisso, in mano un foglio bianco con scritto: «Stay Zam». Contraddizioni? Piuttosto la sua filosofia di vita. «Sono prima di tutto un sacerdote», diceva Don Gallo. Ma non come tutti gli altri, aggiungeva la gente. Per alcuni era un moderno San Francesco. «Ha davvero vissuto per gli altri e gli altri sono stati la sua vita», il commento di Gino Paoli. Gli altri erano emarginati, tossicodipendenti, transessuali, poveri. Per loro Don Gallo aveva fondato a Genova la comunità di San Benedetto al Porto.

Accusato di essere un prete comunista, troppo sopra le righe, fu allontanato nel 1970 dalla parrocchia del Carmine dal vescovo Siri per una predica “sovversiva”. Quarant’anni dopo Don Gallo era ancora sovversivo e sopra le righe. Si batteva per la legalizzazione delle droghe leggere e per instaurare un dialogo tra Chiesa e comunità gay.Tifosissimo del Genova Calcio, che sta preparando una maglia rossoblù con scritto «ciao Don» da mettere sul feretro, custodito nella camera ardente della chiesa di San Bendetto al Porto. Sulla bara, la Bibbia e la Costituzione. Moltissime le persone arrivate per dare un ultimo saluto. «Genova ricorderà e onorerà Don Gallo come sa fare nei momenti importanti», ha detto il sindaco Doria, che proprio il Don aveva sostenuto nell’elezione a sindaco di Genova, alla faccia di un Pd che ancora non capiva.

I funerali saranno celebrati sabato 25 maggio alle 11.30 dall’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, nella chiesa del Carmine. La chiesa da cui, quarant’anni fa, fu cacciato quel giovane prete dalle idee un po’ troppo rivoluzionarie.

Susanna Combusti