Il luogo dell’incidente. Fonte: Ansa

Davide Rebellin, il più longevo campione del ciclismo italiano, è morto il 30 novembre travolto da un camion mentre si stava allenando. E’ morto sulle strade del suo Veneto, le stesse sulle quali aveva salutato la sua trentennale carriera agonistica poco più di un mese fa correndo la Veneto Classic.

L’incidente –  Rebellin è stato travolto da un camion uscito da uno svincolo autostradale ed è morto sul colpo. I carabinieri stanno cercando di identificare l’autista del mezzo che non si è fermato per prestare soccorso. Non è ancora chiaro se l’uomo al volante si sia accorto di aver investito un ciclista.

Le dichiarazioni – Secondo Carlo Rebellin, il fratello di Davide, è impossibile che il conducente del mezzo pesante non l’abbia visto. In un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto ha dichiarato che le condizioni del corpo e la lontananza della bici dal punto dell’incidente rendono l’ipotesi inverosimile. E’ stato proprio riconoscendo quella bici che Carlo, appena giunto sul luogo, si è accorto che il corpo a terra coperto era quello del fratello: «Anche se è completamente distrutta, l’ho riconosciuta subito».

La carriera – Dopo trent’anni (dal 1922 al 2022) da professionista in sella alle due ruote, alla veneranda età di 51 anni, Davide Rebellin aveva ottenuto il trentesimo posto alla Veneto Classic prima di appendere la bicicletta al chiodo. Lo specialista delle classiche, nato a San Bonifacio (Verona) il 9 agosto 1971, ha avuto una carriera lunghissima e piena di vittorie (ben 61), tra cui una tappa al Giro d’Italia nel 1996. Il 2004 è stato il suo “anno magico”: vincitore di un’edizione dell’Amstel Gold Race, una delle tre della Freccia Vallone, e una della Liegi-Bastogne-Liegi. Per il campione delle due ruote quest’ultima vittoria è stata la più importante, come aveva dichiarato al Corriere del Veneto (a pagamento).

Pericolo – La morte di Rebellin ricorda quella di un’altra stella del ciclismo italiano, Michele Scarponi, morto il 22 aprile 2017 in provincia di Ancona investito da un’auto. «I numeri degli incidenti su strada sono ogni anno impressionanti» ha commentato Il ministro dello Sport e dei giovani Andrea Abodi. Bisogna agire sulla «responsabilizzazione» di chi si mette alla guida e «dobbiamo fare in modo – ha concluso – che chi toglie una vita si assuma sempre la sua responsabilità». Secondo i numeri dell’Osservatorio Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), che rielabora dati Aci-Istat, nei primi otto mesi del 2022 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade nell’immediatezza dell’incidente sono stati 105. L’indice di mortalità delle due ruote è molto più elevato di quello delle quattro ruote: 4,1 morti ogni 100 veicoli a motore coinvolti in incidente, e 2,5 per le bici rispetto all’1,2 delle auto.