«Giustiziera dei tradimenti virtuali», è questo il nome che si era autoassegnata una donna di 60 anni che adescava uomini online per poi ricattarli con le loro compagne. Il 9 novembre è stata condannata a due anni e quattro mesi dal tribunale di Prato per revenge porn, diffamazione, stalking e sostituzione di persona. Con lei è stato condannato anche il figlio di 30 anni, suo complice, che creava i profili falsi per la madre. Per lui la sentenza di primo grado è un anno e otto mesi.
La coppia pratese – La «giustiziera» pare non conoscesse le sue vittime. Chiedeva l’amicizia su Instagram con un profilo falso a un uomo fidanzato o sposato, iniziava chat erotiche con lui e inviava tutto il materiale alle rispettive compagne. È lo stesso piano che ha attuato con una coppia pratese, uno dei tanti bersagli scelti a caso che ha poi portato alla condanna della donna. Ci sarebbero molte altre vittime su cui le forze dell’ordine stanno indagando in seguito ad alcune segnalazioni.
L’uomo di Prato è stato adescato a febbraio 2020. Raccolto il materiale necessario la «giustiziera» aveva mandato tutto alla compagna del trentenne, alla sua famiglia, agli amici e anche ai colleghi. Il figlio della «vendicatrice» ha anche pedinato più volte la vittima per accumulare materiale fotografico che supportasse la tesi di tradimento. È stato così che la coppia ha iniziato a notare di essere seguita, segnalandolo alla polizia.




