Un vascello, forse portoghese, potrebbe riposare nelle acque al largo di Malindi, in Kenya. Il mare cristallino davanti alla cittadina africana, spesso considerato solo una meta balneare, nasconde un’area archeologica di grande interesse per la comunità internazionale, e attira un numero crescente di esperti. Oltre duemila anni di storia sembrano essere sedimentati sui fondali della parte più ad ovest dell’Oceano Indiano, con manufatti fenici e romani, come riportato da fonti letterarie che risalgono fino a Plinio il vecchio. Qualche anno fa un team di Beijing aveva trovato delle monete cinesi, e da poco più di un anno sembrano essere concrete le speranze per il relitto di un’intera imbarcazione del XVI secolo. Ed è lì che era diretto Sebastiano Tusa, rimasto vittima insieme ad altre 156 persone del disastro aereo di Addis Abeba.

Al centro dell’attenzione – È anche per il rinnovato interesse nei confronti di Malindi che l’Unesco l’ha scelta per aprire un nuovo centro di recupero delle tradizioni e della cultura del Paese. Oggi, lunedì 11 marzo, il progetto verrà presentato in una conferenza per la quale sono stati richiamati da tutto il mondo i migliori esperti dell’archeologia marina, la disciplina che studia i reperti marini e ne regola il recupero. Tra i pesi massimi dell’archeologia internazionale attesi alla conferenza c’era anche Tusa, assessore per i Beni culturali, creatore della Soprintendenza del mare per la Regione Sicilia ed esperto di archeologia marina, in particolare orientale, che aveva instaurato una collaborazione molto proficua con l’Unesco e i ricercatori locali.

Sebastiano Tusa (Foto Google)

Una partnership internazionale – Lo staff di Tusa, tra cui compaiono l’esperto di sonar Fabio di Iorio e il ricercatore Claudio di Franco, collaborava da alcuni anni con quello del primo archeologo marino keniota, Caesar Bita. A Bita, direttore del Museo nazionale di Malindi, è appena stato assegnato il prestigioso “tridente d’oro”, premio conferito dall’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacqueee (AISTS) per meriti nella divulgazione del mondo subacqueo. I due team, avvicinati grazie all’Istituto italiano di cultura di Nairobi, hanno scandagliato insieme i fondali al largo di Ngomeni, in una zona di mare aperto non lontana dalla base spaziale italiana San Marco. I ricercatori stavano ampliando il proprio spettro di ricerca, quando Tusa è rimasto vittima dell’incidente aereo.