Sono stati fermati, nella notte tra lunedì e martedì, i primi due indiziati per l’omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne di Alatri picchiato la sera di venerdì all’uscita del Mirò, un locale della cittadina frusinate, e morto domenica dopo 36 ore di agonia. I carabinieri stanno verificando le responsabilità di almeno altre sette persone che potrebbero aver partecipato all’aggressione, mentre in città si moltiplicano gli appelli contro l’omertà.
Le indagini. Si lavora a ritmo serrato, in queste ore, sulle immagini delle telecamere di sorveglianza che inquadrano la piazza di Alatri, dove è avvenuta l’aggressione. Ma i carabinieri della compagnia locale stanno raccogliendo anche le testimonianze dirette da chi ha assistito alla scena, venerdì notte, così come di parenti ed amici della vittima. Per Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, rintracciati a Roma nella giornata di lunedì, le autorità hanno già ravvisato elementi sufficienti per disporre il fermo. Potrebbe essere stato almeno uno di loro a provocare a Emanuele le ferite più gravi, colpendolo alla testa con un oggetto di ferro, forse una spranga o una chiave inglese. Tra gli altri sette indagati convocati lunedì in Procura, sei italiani e un albanese, ci sarebbero anche un padre e un figlio. Altre custodie cautelari potrebbero essere disposte nelle prossime ore.
L’aggressione. Sarebbe stato un banale diverbio scaturito dagli apprezzamenti troppo insistenti di un avventore del “Mirò” nei confronti della fidanzata di Morganti a provocare lo scontro poi degenerato – secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti. La coppia si trovava nel locale di piazza Margherita per una serata di svago quando è scoppiata la lite. Una faccenda che non si è conclusa quando i buttafuori del circolo Arci hanno portato il gruppo all’esterno del locale – con Emanuele ci sarebbero stati almeno altri tre amici oltre alla fidanzata. Fuori, al contrario, la diatriba è proseguita ed anzi degenerata in una selvaggia aggressione con un pestaggio violentissimo, secondo quanto hanno riferito diversi testimoni, a pugni e calci ed anche con armi contundenti. Tanto che non si esclude neppure la pista dell’aggressione organizzata contro il ventenne della frazione di Tecchiena. Se per il gusto di una violenza criminale, come sostiene il fratello della vittima, o per il regolamento di qualche conto, lo dovranno accertare le autorità inquirenti.
Il clima in città. «Alatri non è omertosa, ma una cittadina matura con una sviluppata coscienza sociale», ha dichiarato il sindaco del Comune ferito, Giuseppe Morini. Che invita tuttavia in queste ore chiunque sappia qualcosa della vicenda a collaborare con gli inquirenti affinché vengano individuati i responsabili. Giustizia pretesa anche dai famigliari del ragazzo, i cui genitori hanno acconsentito domenica alla donazione degli organi di Emanuele. Sconvolta anche la compagna del giovane, che ha assistito impotente al pestaggio e che non si capacita di quell’esplosione insensata di violenza. Ma tra i cittadini c’è chi sostiene che il dramma sia solo l’epilogo di una miriade di episodi di delinquenza avvenuti in città negli ultimi mesi. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino per martedì 28 e nei prossimi giorni è prevista una fiaccolata di solidarietà contro la violenza.
Il cordoglio del Presidente. Sulla tragedia è intervenuto lunedì anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha richiamato tutti i cittadini a «contrastare la violenza», puntando il dito contro l’odio che avvelena le relazioni sociali, sul web così come nella realtà quotidiana. «Servono immagini e messaggi capaci di contrastare la diffusione della violenza, prima di tutto nel linguaggio», ha osservato il Presidente, commentando i fatti nel corso della cerimonia di presentazione dei premi per il cinema David di Donatello.