La lapide dedicata alle vittime di via Fani è stato di nuovo sfregiata. La notte del 21 marzo sulla stele è apparsa una scritta che inneggia alle Brigate Rosse. Il monumento, inaugurato il 16 marzo scorso, in occasione del quarantennale del sequestro di Aldo Moro e dell’uccisione degli agenti della sua scorta, era già stato imbrattato a febbraio con la scritta «A morte le guardie» accompagnata da una svastica disegnata con lo spray. «Ancora un oltraggio alle vittime di Via Fani. Un insulto alla nostra memoria» ha commentato su Twitter la sindaca Virginia Raggi. «Il ripetuto oltraggio ai martiri di via Fani – ha aggiunto Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro –  non è solo gravissimo ma assai inquietante. Non si può sottovalutare».

Le polemiche sull’anniversario – «Che palle il quarantennale lo dico io, che non l’ho provocato e l’ho subito e che ho il titolo per dirlo. Per la semplice ragione che il quarantennale mi dà dolore. E io posso dire ‘che palle il quarantennale’, ma la signora Balzerani non può dirlo perché lei è tra coloro che l’hanno provocato. Io credo che la loro parte è stata fatta  e forse un sano silenzio sarebbe la cosa migliore per loro, per noi, per questo ex Paese, per tutto». Con un videomessaggio inviato ai principali media nazionali, Maria Fida Moro, la figlia dello statista, che nel 1978 venne sequestrato per 55 giorni e infine ucciso, ha posto fine alle polemiche innescate dall’ex brigatista Barbara Balzerani. L’ex compagna di Mario Moretti, dopo aver ironizzato su Facebook sulle celebrazioni per i quarant’anni del sequestro, durante la presentazione del suo ultimo libro a Firenze aveva detto: «C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola». Una frase che ha suscitato lo sdegno di tanti familiari delle vittime del terrorismo, soprattutto perché a pronunciarla è stata una persona che non ha mai rinnegato i crimini commessi.