Nuovo rialzo nella curva dei casi di influenza in Italia. A registrarlo è l’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo aggiornamento del rapporto InfluNet, riferito alla settimana tra il 21 e il 27 novembre. Alla fine del mese scorso quasi 13 persone su mille presentavano sindromi simil-influenzali, in aumento rispetto ai 9,5 della settimana precedente. Maggiormente colpiti sono i bambini in età pediatrica e soprattutto nella fascia 0-5 anni, in cui erano quasi 41 i casi ogni mille assistiti. Il livello di allerta, già elevato, è destinato ad aumentare ulteriormente nelle prossime settimane, fino al raggiungimento del picco atteso per gli inizi del nuovo anno.

Il virologo Fabrizio Pregliasco. Fonte: Ansa/Matteo Bazzi

Il virologo Fabrizio Pregliasco. Fonte: Ansa/Matteo Bazzi

Verso il picco – La curva dei contagi da influenza sta crescendo a un ritmo più sostenuto rispetto agli anni scorsi e in tre Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria) l’allerta ha già raggiunto un’entità “molto alta”. Secondo gli esperti, il picco dei casi potrebbe essere raggiunto già tra tre settimane: «Siamo ancora nel pieno della fase di crescita – spiega il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi di Milano – ma visto l’andamento possiamo ipotizzare di raggiungere il punto massimo con anticipo rispetto agli anni precedenti». L’aumento vertiginoso dei casi è riconducibile a una varietà di fattori, tra cui la maggiore circolazione dei ceppi influenzali, le condizioni meteorologiche sfavorevoli e l’abolizione delle restrizioni anti-Covid in vigore negli ultimi inverni: «Non solo oggi abbiamo meno limitazioni – prosegue Pregliasco – ma abbiamo anche meno protezione individuale dopo due anni in cui abbiamo evitato ogni tipo di infezione».

Il caso dei bambini – Se l’incidenza è in aumento in tutte le fasce di età, sono i più piccoli a manifestare con più frequenza sintomi simil-influenzali. «Non è una novità che i bambini sono i più esposti all’influenza – commenta l’esperto – perché in precedenza non sono stati esposti a virus e hanno quindi difese minori. Questo è ancor più vero per i nati negli anni della pandemia, in cui le restrizioni hanno protetto i bambini come in una bolla». Negli ultimi giorni sono numerose le segnalazioni di ospedali sovraffollati di pazienti pediatrici, costretti ad attese di diverse ore nei corridoi dei pronti soccorso insieme ai loro genitori. In questi casi il consiglio è di valutare attentamente la situazione prima di allarmarsi: «Le condizioni iniziano a essere gravi quando la febbre è molto elevata e non diminuisce neppure con i farmaci antipiretici, oppure se il piccolo presenta notevoli difficoltà respiratorie o piange in modo inconsolabile. In questi casi è opportuno rivolgersi anche al pronto soccorso», spiega Pregliasco.