«La vita è prendere coraggio e affrontare l’ignoto». E’ il motto di Daniele Nardi, che però proprio con l’ignoto sta in queste ore facendo i conti. L’alpinista di Sezze è disperso sulle cime del Nanga Parbat da domenica 25 febbraio, quando i sistemi gps del campo base non sono più riusciti a localizzarlo. Da giorni impegnato nella scalata del Mummery, uno sperone di ghiaccio di mille metri che si trova sul Nanga Parbat, a 8.126 metri, Nardi ha dato per l’ultima volta notizie di sé domenica, telefonando alla moglie, a circa 6.000 metri di quota.

Sparito – Alpinista professionista dal 2004, Nardi aveva scelto di scalare la “Regina delle Montagne” insieme al collega Tom Ballard, figlio di Alison Hargreaves, la famosa scalatrice britannica morta nel 1995 sul K2. Con loro c’erano anche due esperti arrampicatori pakistani, Rahmat Ullah Baig e Karim Hayat. Fino a sabato 23 febbraio la squadra aveva affrontato davvero di tutto, perfino un terremoto. Neanche quello aveva fiaccato la tenacia di Nardi, che proprio sabato annunciava entusiasta di aver raggiunto il campo 3, sulla dorsale dello sperone, gravato dal peso dello zaino, ma incoraggiato da un cielo finalmente più limpido. Poi il silenzio. Improvviso e angosciante. I binocoli del campo base, dove si trovano due cuochi e un ufficiale di collegamento, hanno perso di vista i 4 alpinisti e a nulla sono valsi i tentativi del gps e del telefono satellitare. 

Ricognizioni – La difficoltà di raggiungere Nardi e i suoi colleghi è dovuta anche al contesto geografico in cui si stanno svolgendo le ricerche. Il Nanga Parbat, infatti, si trova nella regione del Kashmir, da decenni contesa tra India e Pakistan. Negli ultimi giorni il conflitto tra i due Paesi per il controllo del territorio è entrato in una fase “calda”, complicando le operazioni di soccorso aereo disposte dalle autorità pakistane. La mattina del 28 febbraio l’elicottero che avrebbe dovuto sorvolare la cima della catena himalayana è stato fermato per impedirne l’accesso al Kashmir. Inutili le ripetute pressioni delle ambasciate italiana e britannica sul governo pakistano per ottenere il permesso di volo e il velivolo ha fatto rientro a Skardu per fare rifornimento in vista di una nuova ricognizione. Ha avuto esito negativo una spedizione degli scalatori sopra lo sperone Mummery. Il peggioramento delle condizioni climatiche previsto per il pomeriggio del 28 febbraio, però, potrebbe rendere difficili le operazioni di volo e rendere dunque necessarie quelle via terra. 

Serenità – La nona cima più alta della terra era il sogno di Daniele Nardi. L’atleta, testimonial sportivo e ambasciatore dei diritti umani, conosceva bene l’entità della sua sfida e vi è andato incontro con serenità: «Non voglio conquistare la vetta a tutti i costi» – ha scritto  in un libro pubblicato quattro anni fa, In vetta al mondo. Storia del ragazzo di montagna che sfida i ghiacci eterni. «Mi interessa di più aprire una via nuova utilizzando lo stile alpino: è questo che mi affascina di più». Ovunque si trovi adesso, una cosa è certa: quella via, Daniele è riuscito ad aprirla. 

 

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