Sono ricominciate oggi, 4 marzo, le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard, i due alpinisti dispersi dal 24 febbraio sul Nanga Parbat, la nona montagna più alta del mondo. Dopo il maltempo del weekend e nonostante Stefania Pederiva, fidanzata di Ballard, abbia detto che secondo lei non ci sono più speranze, due elicotteri militari del Pakistan cercheranno di portare in vetta l’alpinista spagnolo Alex Txikon e la sua squadra di soccorritori.
Le ricerche – Le operazioni di soccorso erano state bloccate durante il weekend a causa del maltempo. Oggi, invece, Txikon e tre suoi colleghi, tra i quali un medico, si uniscono all’alpinista pachistano Ali Sadpara, che si trova già al campo base. Droni in grado di volare ad alta quota verranno utilizzati per cercare Nardi e Ballard, dispersi sullo sperone Mummery, nel versante Nord Occidentale della montagna. Questo tentativo segue il fallimento di Sadpara e altri esperti alpinisti locali di avvicinarsi alla vetta. L’intenzione era quella di ripercorrere la via dell’alpinista italiano e del compagno inglese, controllare lo Sperone Mummery e il plateau soprastante, ma anche le vie Kinshofer e Messner. In precedenza, anche una spedizione russa, che dal campo base del K2 si era dichiarata disponibile a mettersi sulle tracce dei due alpinisti, ha rinunciato a causa del forte rischio valanghe. Dato il costo delle ricerche, gli amici dei due alpinisti hanno avviato una raccolta di fondi online e, al momento, hanno racimolato oltre 124mila euro. Oltre all’aspetto economico e al meteo, a rendere difficili le ricerche sono state anche le tensioni tra Pakistan e India.
Le dichiarazioni – I due scalatori avevano provato una via mai percorsa prima. L’alpinista Simone Moro, che sul Nanga Parbat è salito nell’inverno del 2016 proprio con Txicon e Sadpara, dichiara che quella via gli ha sempre fatto paura: «Non ho mai avuto l’intenzione di provarla – spiega – seppur sia una via bellissima, perché ha un livello di rischio molto superiore a quello che io sono disposto a correre». Reinhold Messner, che sul Nanga Parbat nel 1970 ha perso il fratello Gunther, afferma: «Secondo me sono stati presi da una valanga di blocchi di ghiaccio. Non c’è grande speranza, o c’è quasi zero speranza, che sia ancora possibile trovarli vivi». Il Nanga Parbat è una montagna di 8.125 metri, amata, ma temuta per essere il secondo ottomila (dopo l’Annapurna) per indice di mortalità degli scalatori.