Il riscatto dei detenuti passa anche per i pacchi di Amazon. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos ha siglato un accordo con le carceri di Rebibbia a Roma e Le Vallette a Torino e costruirà due poli logistici per dare lavoro ai carcerati. Lo ha annunciato questa mattina Domenico Minervini, direttore del penitenziario torinese. Il 30 maggio la firma del protocollo d’intesa a Roma, al ministero della Giustizia. «Si tratta di un importante accordo, con un’azienda internazionale e seria», sottolinea Minervini, che sta preparando una presentazione del progetto insieme alla sindaca Chiara Appendino.
Il progetto – Quelli che apriranno saranno piccoli poli della logistica dove verranno stoccati i pacchi prima delle consegne. Ci lavoreranno dei detenuti-magazzinieri, all’inizio dovrebbero essere sei, poi il loro numero potrebbe crescere. Quel che è certo è che i carcerati saranno pagati anche se non sono ancora noti i dettagli dell’operazione, come la paga oraria di chi parteciperà al progetto di reinserimento. L’intesa dovrebbe coinvolgere anche ePrice, il sito di e-commerce che ha un accordo con Amazon per la vendita di elettrodomestici. «Sono favorevole a tutte le lavorazioni che si fanno dentro gli istituti di pena – dice Bruno Mellano, garante regionale dei detenuti – bisogna però mettere dei paletti, per garantire la continuità delle assunzioni anche dopo l’uscita del detenuto dal carcere. Non conta il singolo progetto, ma bisogna progettare un discorso complessivo sul lavoro in carcere in vista del reinserimento nella società».
Precedenti – Non è la prima volta che una multinazionale si occupa del reinserimento sociale dei carcerati. Nel settembre 2018 la Lendlease, colosso immobiliare australiano che si è aggiudicato i lavori dell’area Expo di Milano, ha siglato per il carcere di San Vittore il “Programma 2121” assieme al ministero di Bonafede. Obiettivo quello di offrire ai detenuti opportunità di lavoro nel settore delle costruzioni. Il primo caso italiano in assoluto è però del 2007, quando la World Startel Communications, azienda lombarda con sedi nell’Est Europa e in Cina, ha aperto due capannoni dentro al carcere di Bollate e uno subito fuori: 1.300 metri quadri in tutto e 106 persone impiegate. Tra i committenti dell’azienda Ikea, per la quale i detenuti rispondono al numero verde, ed Enel, della quale organizzano l’agenda dei tecnici, prendendo appuntamenti con i clienti.