Nella giornata, in teoria ancora invernale, dello Sciopero mondiale per il clima, a Milano la colonnina di mercurio tocca i 22°. Quasi uno sberleffo alle decine di migliaia di persone scese per le strade del capoluogo lombardo venerdì 15 marzo per chiedere, insieme ad altri milioni di manifestanti in 100 nazioni e migliaia di città in tutto il mondo, politiche più determinate contro il cambiamento climatico. Oppure la conferma che il tempo stringe. Proprio come hanno gridato in coro scolaresche e famiglie, bambini e anziani, tutti ispirati da Greta Thunberg, l’attivista svedese di 16 anni che ha risvegliato le coscienze di mezzo pianeta, ora candidata al premio Nobel per la pace.
«Siamo in 100 mila» – Tra i 50 e 100 mila manifestanti, secondo gli organizzatori, hanno sfilato da Largo Cairoli a piazza Della Scala, una folla straripata poi in piazza Duomo. La fetta più grossa del corteo è rappresentata dagli studenti dei licei milanesi, ma molti sono arrivati anche dalla provincia e da tutta la Lombardia. «Siamo con Greta per il pianeta», uno dei canti più urlati dal corteo. Tantissimi e coloratissimi i cartelli: “Make the world Greta again”, “Non abbiamo un pianeta B”, “Ci avete rotto i polmoni”, le scritte più ricorrenti. Ma anche immagini del pianeta che si scioglie come un gelato sotto il sole oppure trasformato in un orologio che ci ricorda come il tempo a disposizione per contrastare il surriscaldamento della Terra si sta esaurendo.
Giovani sensibili – «Consentire l’uscita da scuola per manifestazioni di questo tipo deve essere un sacrosanto diritto», affermano alcuni studenti. Gran parte degli studenti dovrà giustificare l’assenza da scuola. Per la maggior parte dei presidi quella del 15 marzo era una regolare giornata di scuola. Proprio come aveva ricordato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti nei giorni scorsi. Ore di assenza spese bene secondo i ragazzi. «Siamo più di 300. E’ importante sacrificare un giorno di scuola per l’istruzione dei prossimi 100 anni» ha detto una studentessa del liceo Carducci di Milano.
Nelle loro parole c’è molta consapevolezza. «Le nostre scelte personali possono influire molto sul clima», dicono sicuri. Alcuni hanno smesso di mangiare carne per l’impatto che l’allevamento del bestiame e l’intera filiera hanno sull’ambiente. Altri scelgono i mezzi pubblici per i loro spostamenti e per le vacanze dicono no all’aereo, e quindi ai viaggi lunghi. Meglio andare in Liguria, come si faceva un tempo. E molti sono più attenti agli acquisti, imparando a evitare i prodotti confezionati con molta plastica. Ma ovviamente tutti questi piccoli gesti individuali dovranno essere accompagnati da politiche determinate da parte dei governi, senza le quali ogni sforzo potrebbe essere vano.
La sfida da raccogliere – Allo sciopero la politica italiana non ha partecipato. Tra gli spettatori interessati della manifestazione, a pochi metri da Palazzo Marino c’era però l’assessore alle politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino: «È fantastica questa manifestazione. Oggi milioni di ragazzi in tutto il mondo stanno chiedendo di cambiare radicalmente le cose. E giustamente lo fanno senza fare sconti alla politica. Io sono qui innanzitutto per osservarli. Bisogna raccogliere la loro sfida. C’è una richiesta potentissima, come mai prima, di cambiamento radicale».