amianto

un cartello avverte del pericolo amianto

Trent’anni di esposizione all’amianto, otto vittime e quattro dirigenti della Grandi Motori di Trieste (GMT) indagati per omicidio colposo. Questo il risultato delle indagini della Procura di Trieste sulle morti di otto operai per mesotelioma pleurico. Una patologia correlata alla dispersione di fibre d’amianto, con elevata mortalità e nessun trattamento medico certo.

Le vittime lavoravano in diversi reparti della GMT, azienda specializzata nella realizzazione di motori diesel per grandi imarbazioni. Collaudatori, saldatori e addetti all’attività manutentiva: esposti all’amianto dal 1971 al 2000 e poi morti di tumore. Un caso di lunga, lenta e subdola morte sul lavoro.

Oltre all’omicidio colposo, il reato ipotizzato per i quattro dirigenti della GMT è quello della cooperazione colposa. Sul registro degli indagati sono finiti il direttore generale della Grandi Motori (GMT) negli anni dal 1970 al 1977, il presidente e amministratore delegato della Grandi Motori dal 1977 al 1984, il direttore generale e amministratore delegato di Fincantieri (Divisione Grandi Motori) dal 1984 al 1992 e un membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri dal 1984 al 1994

Gestioni diverse, acquisizioni e joint venture, ma nessun cambio sul piano della sicurezza. Nella travagliata storia della Grandi Motori, passata da Iri a Fincantieri e poi acquisita definitivamente dalla svedese Wärtsila nel 1999, c’è un comune denominatore: l’amianto. Secondo i pm di Trieste, i dirigenti di GMT non avrebbero avviato un processo per sostituire l’amianto, né dotato la fabbrica di un sistema di aerazione. E ancora: gli operai non sarebbero stati avvisati degli effetti nocivi.

La svolta mette un punto alle indagini ma ne apre altre: il Giudice delle indagini preliminari ha ordinato la riapertura del fascicolo su altri sei casi di decessi per mesotelioma pleurico di lavoratori della GMT: l’indagine era stata chiusa per carenza di motivazione. Il procuratore generale della Repubblica di Trieste, Michele Della Costa, si mostra però cauto sui possibili risvolti delle nuove indagini. «E’ difficile indicare le responsabilità per esposizione da amianto, nel territorio di Trieste, essendoci o essendoci state molte attività a rischio», ha spiegato Della Costa, in un’intervista all’agenzia di stampa Ansa.

Susanna Combusti