L'onorevole Lo Moro ha presieduto la Commissione d'inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali istituita il 3 ottobre 2013

L’onorevole Lo Moro (Pd) ha presieduto la Commissione d’inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali, istituita il 3 ottobre 2013

Buste con proiettili, auto incendiate, aggressioni, minacce alla famiglia. Quasi ottanta casi al mese, tre al giorno. Sindaci ma anche assessori e consiglieri sono sempre più nel mirino delle intimidazioni. Con il rischio concreto di non vedere punito l’autore delle minacce: solo in 182 casi, sul totale dei 1265 censiti, è stato possibile risalire agli autori.

È quanto evidenzia il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta al Senato sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, che verrà presentata ufficialmente nel pomeriggio del 3 marzo dalla presidentessa Doris Lo Moro, del Partito Democratico. Nel 2013 sono stati 870 gli atti intimidatori contro sindaci, assessori, consiglieri e candidati. Nei primi quattro mesi del 2014 si contano già 395 casi, un dato che in proiezione preannuncia un peggioramento della situazione.

Un fenomeno caratteristico del Sud (Sicilia, Puglia e Calabria le regioni più colpite), ma che fa sentire la sua presenza anche al Nord: colpisce su tutti il dato sulla provincia di Torino, protagonista del 4,4 percento dei casi. Segue da vicino la provincia di Roma, con il 4 percento. Ma sono in crescita le minacce agli amministratori in Toscana ed Emilia Romagna. La questione preoccupa per la difficoltà di individuare gli autori delle intimidazioni. Circa l’86 percento del totale dei casi era a carico di ignoti. Il rapporto evidenzia come le indagini risentano della scarsa collaborazione tipica delle aree ad alta densità mafiosa. Nelle regioni di radicamento storico della criminalità organizzata la percentuale di episodi senza un colpevole è più elevata.

Ma soltanto una piccola parte dei casi, meno del 15 percento, è riconducibile al fenomeno mafioso. Nella quasi totalità dei casi le forze dell’ordine si trovano a fare i conti con reati commessi da chi intende contrastare l’azione amministrativa di una giunta, o intende minacciare direttamente il singolo amministratore. Le istituzioni locali stanno vivendo una fase calante nel rapporto di fiducia con i cittadini. I sindaci sono alle prese con una riduzione sempre più accentuata delle risorse, ma allo stesso tempo hanno mantenuto un ruolo di interlocutore privilegiato nei confronti dei cittadini per la risoluzione dei problemi. Abusivismo edilizio, gestione dei rifiuti, appalti pubblici costituiscono secondo il rapporto i moventi principali delle intimidazioni. Ma se è vero che solo una parte delle intimidazioni presenta una chiara matrice mafiosa, è indubbio che sono da ricondurre alla criminalità organizzata le azioni intimidatorie più gravi e pericolose: quelle che coinvolgono l’utilizzo di armi da fuoco e materiali esplosivi.

Le considerazioni finali della Commissione evidenziano «la drammaticità di un fenomeno sinora sottovalutato, aggravato dalla “cifra oscura” relativa alle dimissioni prodotte da amministratori che gettano la spugna e spesso non denunciano le intimidazioni subite». La conclusione è sentita e richiama a una maggiore consapevolezza di un problema ormai annoso. «C’è un’altra storia dell’Italia. Una storia che attende ancora di essere scritta. Una storia sommersa fatta di nomi, di luoghi, di sofferenze, che ci appartiene per intero e che è giusto conoscere – chiude la commissione -. È quella delle centinaia di amministratori locali uccisi, feriti, intimiditi, minacciati, costretti a vivere sotto tutela oppure ad arrendersi di fronte a pressioni insostenibili».

Matteo Furcas