Il raggiungimento della parità di genere è un obiettivo ancora lontano ma le donne sono in prima fila nlla battaglia per la protezione e l’allargamento dei diritti umani. Questo il quadro che emerge dal rapporto di Amnesty International “La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019” presentato in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Lavori negati – Male il diritto del lavoro: in 104 Paesi sono ancora in vigore norme specifiche che non permettono alle donne di svolgere alcune professioni. Quando questo non accade, la media globale del divario salariale di genere è del 23% e circa il 60% di lavoratrici nel mondo, 750 milioni di donne, non può beneficiare del diritto al congedo di maternità. Male anche la rappresentatività politica: tra tutti i capi di Stato e di governo, soltanto il 17% sono donne e solamente il 23% delle assemblee parlamentari è a composizione femminile. La ong segnala poi che il 40% delle donne in età fertile vive in Paesi dove la legislazione sull’aborto sottopone ancora la loro libera scelta a significative restrizioni. Recenti proposte di legge, vedi Polonia e Guatemala, mirano a inasprire ulteriormente le condizioni per le pratiche di interruzione di gravidanza.

– Nonostante il bilancio negativo presentato nel Rapporto nel suo complesso, sono state proprio le donne a dare la risposta più forte alla limitazione dei diritti. Anche in contesti dove per circostanze storiche e culturali la figura femminile è sempre stata svantaggiata, le prospettive per la prima volta sembrano tinte di rosa. Per questo Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International, parla di «straordinario risorgimento dell’attivismo delle donne». Dalle marce contro la violenza sessuale endemica in India e in Sudafrica alle grandi manifestazioni del gruppo Ni una menos in America Latina e di #MeToo In Europa e Usa, l’azione femminile di massa ha raggiunto dimensioni di grande rilevanza. In Medio Oriente, dove i conflitti continuano a un prezzo molto alto per la popolazione civile, sono state raggiunte alcune tra le più importanti vittorie per la parità di genere. Prima fra tutte l’abolizione del divieto di guida per le donne in Arabia Saudita, conseguita grazie al coraggio di numerose attiviste incarcerate e torturate per averlo infranto. Non ancora abolito invece l’obbligo di indossare il velo in Iran, in vigore dal 1979, nonostante le numerose manifestazioni. Sempre in Iran però, per la prima volta in 39 anni, è stato permesso alle donne di assistere a una partita di calcio in luogo pubblico. Il cammino è lungo ma Amnesty promette sempre più attenzione nel sollecitare i governi ad agire per il rispetto dei diritti delle donne. Soprattutto in vista dell’anno prossimo, 40esimo anniversario della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione di genere.