Ad aprile 2024, alcuni delegati di Amnesty International sono entrati in due Cpr (Centri per il rimpatrio) gestiti dalle autorità italiane. Quello che hanno visto, sentito e documentato è contenuto nel report “Libertà e dignità: Osservazioni di Amnesty International sulla detenzione amministrativa di migranti e richiedenti asilo in Italia”, pubblicato il 3 luglio 2024 e disponibile in lingua inglese. «È il diritto internazionale a sancire che le persone, indipendentemente da come arrivano in un Paese, hanno diritto alla libertà», si legge nel rapporto. «La detenzione per scopi legati alla migrazione è consentita solo in circostanze eccezionali».

Il report – L’8 aprile Amnesty International è entrata nel Cpr di Ponte Galeria (Roma) e il 13 aprile in quello di Pian del Lago (Caltanissetta). I dipendenti della Ong hanno potuto parlare con funzionari e operatori impiegati nelle strutture e effettuare colloqui privati con le persone detenute. Amnesty ha documentato come alcuni richiedenti asilo e migranti siano stati sottoposti a detenzione amministrativa senza che questa fosse legittima, necessaria o proporzionale, in violazione delle leggi e degli standard internazionali. «Nei centri che abbiamo visitato, abbiamo incontrato persone che non avrebbero mai dovuto essere trattenute: persone con gravi problemi di salute mentale e fisica, persone richiedenti asilo a causa del loro orientamento sessuale o attivismo politico, provenienti da Paesi che il governo italiano ha arbitrariamente designato come “sicuri”», ha dichiarato Serena Chiodo dell’Ufficio campagne di Amnesty International Italia.

Dentro i Cpr – Amnesty International ha riscontrato che le condizioni all’interno dei centri non rispettano gli standard internazionali. La detenzione amministrativa deve essere funzionale e proporzionata, non punitiva. Tuttavia, i centri visitati sono apparsi estremamente restrittivi e carenti dal punto di vista igienico-sanitario. Le persone non possono muoversi liberamente nemmeno all’interno delle strutture. Per farlo, necessitano dell’autorizzazione e dell’accompagnamento da parte degli agenti di polizia. I mobili e la biancheria sono estremamente basilari, con materassi in lattice su letti di cemento. I bagni sono in pessime condizioni, talvolta senza porte. Gli interruttori della luce vengono controllati dalle guardie e le finestre sono ermeticamente chiuse. I cellulari personali sono proibiti. «Le persone sono costrette a trascorrere tutto il loro tempo in spazi recintati, in condizioni che per molti aspetti sono peggiori di quelle carcerarie, e viene loro negata persino la minima autonomia. Nonostante i lunghi periodi di detenzione, vi è un’assenza quasi totale di attività, che, combinata con la mancanza di informazioni sul futuro, provoca enormi danni psicologici tra le persone detenute», ha aggiunto Serena Chiodo.

Italia-Albania – Nel 2023, il governo italiano ha adottato nuove misure per espandere l’uso della detenzione amministrativa nel sistema migratorio, tra cui la costruzione di nuovi Centri per il rimpatrio, l’estensione del periodo massimo di detenzione a 18 mesi e l’introduzione di procedure accelerate di frontiera per i richiedenti asilo provenienti da Paesi “sicuri”. Queste procedure comportano la detenzione automatica delle persone in base alla loro nazionalità, in contrasto con il diritto internazionale, che richiede invece una valutazione individuale. L’Ong ha espresso preoccupazione anche per l’imminente attuazione dell’accordo Italia-Albania, che rischia di spingere ulteriormente le persone verso una detenzione arbitraria, senza una sufficiente considerazione dei loro casi individuali.