Foto: Ansa/Alessandro Di Meo

«Giustizia per Pamela Mastropietro, barbaramente uccisa e fatta a pezzi da una risorsa nigeriana amica della Boldrini». Così ha scritto un tale Giovanni Corsi, che questa «giustizia» ha provato a farla da solo su Facebook. Nell’immagine che accompagna il suo post si vede la presidente della Camera con la testa stretta da una cesoia tenuta in mano da un uomo con il volto insanguinato.

È il secondo fotomontaggio horror contro Laura Boldrini denunciato in pochi giorni dalla pagina Facebook “I sentinelli di Milano“. Il primo la raffigurava sgozzata con la didascalia: «Questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici». In entrambi i casi il riferimento è alla morte della 18enne di Macerata per cui è stato fermato Innocent Oseghale, un pusher nigeriano, ma solo con le accuse di occultamento e vilipendio di cadavere. Non di omicidio.

Solidarietà – «Questa è arrivata sulla nostra pagina stanotte – hanno scritto gli amministratori de “I sentinelli di Milano”, che si definiscono «laici e antifascisti» – È tempo di maldestri emuli, avvoltoi da social, disperati che provano, dispensando odio in rete, a essere considerati per cinque minuti nella loro vita. Gireremo il materiale necessario a chi ha altri strumenti e poteri per fermare questa ondata di violenza. Un abbraccio a Laura e a tutte le vittime dell’odio razzista». “I sentinelli di Milano” avevano denunciato anche la prima, con Laura Boldrini decapitata, e poi avevano incontrato la presidente della Camera nella mattinata di domenica 4 febbraio.

«Chiedo scusa» – «Chiedo scusa pubblicamente alla signora Boldrini. Mi pento di quello che ho pubblicato. Non succederà mai più in seguito». Lo ha dichiarato al Corriere della Sera l’autore del primo fotomontaggio. L’uomo ha 58 anni, si chiama Gianfranco Corsi (stesso cognome del mittente della seconda foto, il cui profilo Facebook è già scomparso) ed è un ex barbiere della provincia di Cosenza. «Venerdì scorso ero a casa e stavo navigando su Facebook con il telefonino – ha raccontato -. Non ho un computer. Ho scoperto su Google la foto della presidente della Camera con la testa insanguinata. Ho fatto un copia e incolla e ci ho messo una didascalia. Ero incazzato nero per come vanno le cose in Italia. Tutti questi immigrati… Il mattino dopo, mi sono visto arrivare la polizia a casa. Mi sono spaventato. Ho pensato a mia moglie e a mia figlia. E adesso cosa mi accadrà?».