COMBO ANIS AMRI

Era lui. L’uomo ucciso questa mattina nella stazione centrale di Sesto San Giovanni è il tunisino sospettato di essere l’uomo alla guida del Tir che ha ucciso 12 persone a Berlino, il 19 dicembre. Anis Amri, 24 anni è nato a Tataouine, in Tunisia il 22 dicembre del 1992, ma era originario di Oueslatia, regione al centro del Paese, a meno di 150 km dalla capitale Tunisi.

Nel 2011, durante la primavera araba, arriva a Lampedusa su un gommone. Ha 19 anni ma dice di essere minorenne. Le autorità lo smistano nel centro accoglienza di Belpasso, in provincia di Catania. Dopo alcuni mesi, il 24 ottobre dà fuoco ai materassi del centro di accoglienza per migranti non accompagnati. Arrestato assieme ad altri quattro tunisini anche per aver picchiato a sangue il custode, è condannato a quattro anni di carcere. Li sconta all’Ucciardone di Palermo. 

Nel maggio del 2015 esce di prigione con un foglio di espulsione in mano. Inviato al Cie di Caltanissetta, prova a tornare in Tunisia ma le autorità impediscono il rimpatrio per mancanza di documenti che verifichino la sua identità. Il ministero degli interni italiano lo inserisce nel database Sis,il sistema di informazioni dell’area Schengen, come possibile minaccia.

A luglio arriva a Friburgo, in Germania, per poi stabilirsi nel centro per profughi di Emmerich, nel Nordreno Westfalia, Land tedesco al confine con l’Olanda. Da lì fa avanti e indietro a Berlino, cambiando più volte identità, dichiarando di essere libanese ed egiziano. 

In Germania entra in contatto con salafista Abu Walaa, pseudonimo di Ahmad Abdulaziz, 32enne iracheno soprannominato “il predicatore senza volto”, arrestato a novembre. Amri conosce anche il fondamentalista islamico Hasan C. che lavora in un’agenzia di viaggi a Duisburg-Reinhausen e il predicatore originario di Dortmund Boban S. Entrambi segnalati dalla polizia per aver radicalizzato in passato giovani musulmani. Secondo le autorità tedesche sono proprio questi incontri a far nascere ad Amir l’idea di un attentato.

Nei primi giorni del 2016 avrebbe cercato complici ed armi in Francia per un possibile attacco. Per questo il Gtaz, centro tedesco per la difesa dal terrorismo, lo inserisce nella lista dei 500 possibili terroristi da monitorare. Anis viene inserito dagli Stati Uniti anche nella “no fly list”. Chi ne fa parte non può imbarcarsi in un aereo commerciale che proviene o va negli Usa.

A febbraio Amri si trasferisce a Berlino. Un mese dopo è coinvolto in uno spaccio di droga al parco Gorlitzer della capitale. Mancano però le prove per il suo arresto.

La polizia tedesca ferma Amri a Friedrichshafen il 30 luglio, in un controllo di routine su un pullman diretto a Berlino dove riceve il duldung. È un documento che permette agli immigrati a cui è stato negato il permesso di soggiorno di girare per il Paese in attesa del rimpatrio. Lo stesso foglio che la polizia ha trovato nel tir, subito dopo la strage, sotto il sedile del guidatore. Passa due giorni in galera a Ravensburg per poi essere rilasciato.

A novembre fa perdere le sue tracce. Fino al 19 dicembre quando a Berlino uccide il polacco Lucasz Urban, 37enne conducente del tir che userà la sera stessa per uccidere 12 persone a Breitscheidplatz.

“Non ci aveva mai fatto capire che potesse essere coinvolto in qualcosa di così grave. Eravamo in contatto su Facebook ed era sempre sorridente e gioviale. Quando ho visto la sua foto sui telegiornali sono rimasta scioccata. Non posso credere che mio fratello abbia fatto una cosa del genere” ha commentato la sorella Najoua Amri.