Najmuddin Ahmad Faraj, meglio noto come il Mullah Krekar, è accusato di essere la mente dell'organizzazione jihadista che progettava attentati in Europa.

Najmuddin Ahmad Faraj, meglio noto come il Mullah Krekar, è accusato di essere la mente dell’organizzazione jihadista che progettava attentati in Norvegia e in tutta Europa.

«La soluzione è attaccare un’ambasciata a Baghdad o nei Paesi arabi». «Formiamo una squadra con due reti e restiamo in allerta». Intercettati su Skype, progettavano atti di terrorismo in Norvegia e in Medio Oriente. Non in Italia, dove invece erano impegnati soprattutto a reclutare nuovi jihadisti e organizzare viaggi verso la Siria.

Sono in tutto 17, sedici curdi e un kosovaro, le persone fermate dalle autorità giudiziarie e di polizia di mezza Europa, nel quadro di un’operazione contro il fondamentalismo islamico condotta su larga scala nella notte tra l’11 e il 12 novembre e coordinata da Eurojust.

Il blitz, eseguito contemporaneamente in Italia, Gran Bretagna, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, ha smantellato un’organizzazione terroristica che faceva capo a Faraj Ahmad Najmuddin, noto come il Mullah Krekar, uno dei fondatori di Ansar Al-Islam, in carcere in Norvegia.

L’operazione nasce da un’indagine avviata nel 2010 dal Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri. I Ros, dopo avere individuato un sito internet di spiccata connotazione jihadista, avevano scoperto l’esistenza di una cellula italiana collegata a un’organizzazione filoislamica con sede a Oslo. Dopo avere riscontrato la sua ramificazione in diversi Paesi dell’Unione Europea, le autorità italiane hanno avviato una collaborazione con l’agenzia europea Eurojust che ha portato agli arresti di stanotte.

Era a Merano il cuore della cellula identificata in Italia. Qui uno dei presunti capi svolgeva attività di indottrinamento; sempre qui cercavano di procurarsi soldi e armi e soprattutto organizzavano l’invio in Siria di nuovi jihadisti, pronti a combattere a favore dell’Isis. «Il reclutamento avveniva soprattutto sul web – conferma il generale dei Ros Giuseppe Governale – e doveva contribuire alla costituzione a medio termine uno Stato islamico nelle adiacenze del Califfato». Al vertice, appunto, c’era il Mullah Krekar, già dietro le sbarre per avere minacciato di morte nel 2012 la premier norvegese Solberg. Anche per vendicare il suo arresto, pianificavano attentati. L’organizzazione da lui presieduta, denominata “Rawti Shaw”, dopo l’inizio della guerra in Siria si era trasformata in una rete di arruolamento di jihadisti.

Sette dei 17 arresti sono stati eseguiti in Italia, ma il generale Governale ha smentito che l’organizzazione stesse progettando attentati nel nostro Paese. «Vivevano separati e senza farsi notare più di tanto: l’ultima delle persone fermate – ha precisato Governale – stava andando in questura per rinnovare il permesso di soggiorno». Contestualmente alle sette ordinanze di custodia cautelare eseguite tra le province di Bolzano, Parma e Brescia, i Ros hanno svolto attività di perquisizione da cui potrebbero emergere nuovi elementi a carico degli arrestati.

«Anche l’Italia è esposta, ma la prevenzione funziona», ha commentato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Roberto Bordi