Ecco chi sono gli ex terroristi o militanti della lotta armata arrestati a Parigi.
Giovanni Alimonti
– 66enne ex brigatista e noto come “la talpa delle Br della Camera” (faceva il centralinista a Montecitorio), è nato a Roma il 30 agosto del 1955. Tra i vari reati per i quali è condannato c’è anche il tentato omicidio del vice dirigente della Digos romana Nicola Simone, avvenuto il 6 gennaio del 1982 e durante il quale lui stesso rimase ferito al braccio destro. L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso dalla procura generale presso la Corte d’appello di Roma a marzo del 2008: deve scontare più di 11 anni di reclusione oltre a 4 anni di libertà vigilata per banda armata, associazione con finalità di terrorismo, concorso in violenza privata aggravata, concorso in falso in atti pubblici. Il mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti scade l’8 gennaio del 2022. In Francia lavorava come traduttore e insegnante di italiano.

Enzo Calvitti – Nato a Mafalda (Campobasso) il 17 febbraio 1955, fu uno dei capi della colonna romana delle Br, tra le cui file compì diversi reati che gli valsero una condanna per associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La pena che deve scontare è di 18 anni e 7 mesi più quattro anni di libertà vigilata. La sentenza nei sui confronti è divenuta esecutiva a settembre del 1992 mentre il mandato di cattura europeo scade il 21 dicembre del 2021. È stato raggiunto nella sua casa non lontano dall’Eliseo dove trascorreva la pensione con la moglie Anna Mutini, vedova di un altro brigatista ucciso, dopo essere stato per 20 anni psicoterapeuta in un centro per giovani nelle banlieue sud della città.

Roberta Cappelli – Nata a Roma il 5 ottobre del 1955, ha militato nelle Br guadagnandosi una condanna all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità. Tra gli altri reati, risulta responsabile di tre omicidi a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Calvaligi, ucciso l’ultimo dell’anno del 1980, dell’agente di Polizia Michele Granato (9 settembre del 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981). A suo carico anche il ferimento di Domenico Gallucci (sempre a Roma il 17 maggio del 1980) e del vice questore Nicola Simone, il 6 gennaio del 1982. Il mandato d’arresto europeo nei suoi confronti scade il 30 luglio 2022. In Francia dal 1993 con il marito, ha inizialmente lavorato in una casa editrice di fumetti per poi dedicarsi dalla professione di architetto. È anche rappresentante dei genitori nella scuola del figlio.

Giorgio Pietrostefani – Ormai 78enne, fu tra i fondatori nel 1969 dell’organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua. Nato a L’Aquila il 10 novembre 1943, nel luglio del 2008 viene condannato dalla procura generale di Milano a 14 anni di carcere per il suo ruolo nell’omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi, avvenuto a Milano il 17 maggio del 1972. In Francia, come tutti gli altri, si era rifatto una vita fondando un’impresa edile dalla quale poi si è ritirato a causa di una malattia culminata in un trapianto di fegato.

Narciso Manenti – Fu un membro dei Nuclei armati contropotere territoriale, un’organizzazione armata italiana di estrema sinistra che rivendicò l’omicidio dei militanti di destra Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta in quella passata alle cronache come la strage di Acca Larenzia.  È originario di Telgate, in provincia di Bergamo, dove nacque il 22 novembre del 1957 e dove 22 anni più tardi avrebbe ucciso l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri. Un reato che gli valse la condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato, cui sommano altri 2 anni e sei mesi per ricettazione e porto abusivo d’armi oltre a 3 anni e sei mesi per associazione sovversiva. Dal 1985 è sposato con la francese Christine Andrè Marie Hayotte, dalla quale ha avuto tre figli e dal 2019 si è trasferito da Parigi a Châlette-sur-Loing, piccolo paese nella Loira, dove gestiva un’impresa di bricolage e svolgeva saltuariamente anche alcuni lavori da idraulico ed elettricista.

Marina Petrella – Nata a Roma il 23 agosto 1954, anche lei appartenente alle Br, deve scontare l’ergastolo con isolamento diurno di sei mesi per l’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi. Ma si è anche resa responsabile del sequestro del giudice Giovanni D’Urso (12 dicembre 1980), dell’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti) e del sequestro dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo (27 aprile 1981), occasione in cui uccise i suoi agenti di scorta. Il suo mandato di cattura europeo scade l’8 gennaio del 2022.

Sergio Tornaghi – Il 63enne, milanese, è anche lui un ex brigatista e tra i reati per i quali è stato condannato all’ergastolo c’è l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli di Sesto San Giovanni. Tra le accuse anche partecipazione a banda armata, propaganda e apologia sovversiva, attentato con finalità di terrorismo e eversione, detenzione e porto illegale di armi, violenza privata. Il mandato di cattura europeo scade il 5 maggio del 2023.

Luigi Bergamin – Ex militante e ideologo dei Proletari Armati per il Comunismo, il gruppo armato cui appartenne anche Cesare Battisti, fu condannato come lui per l’omicidio del macellaio Lino Sabbadin ma anche per aver ideato l’assassinio di Antonio Santoro, capo degli agenti della polizia penitenziaria di Udine, avvenuto il 6 giugno del 1978. È nato a Cittadella (Padova) il 31 agosto del 1948.

Raffele Ventura – Un passato nelle Formazioni Comuniste Combattenti con il nome di battaglia “Coz”, oggi 70enne, è stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vice brigadiere Antonio Custrà, avvenuto il 14 maggio 1977 durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. In Francia lavorava come regista.