Thyssen

La rabbia dei parenti delle vittime della Thyssen durante la lattura della sentenza d'appello al Tribunale di Torino (Foto: Ansa)

La rabbia e lo sconcerto dei parenti dei sette operai  uccisi in un incendio alla ThyssenKrupp nel 2007 invade l’aula del Palazzo di Giustizia di Torino. La mattina del 27 febbraio è arrivata la sentenza d’appello per i vertici dell’azienda tedesca. Da 16 anni e mezzo di carcere in primo grado la pena per l’amministratore delegato della Thyssen, Herald Espenhahn, è stata ridotta a 10 anni di reclusione. Le pene sono state diminuite anche per altri imputati e variano da 7 a 9 anni di carcere. Secondo i giudici della Corte d’appello di Torino non ci fu dolo. Per la Corte si è trattato di “omicidio colposo con colpa cosciente” e non invece di omicidio volontario.

“Noi avevamo posto ai giudici una domanda: quanto vale la vita di un uomo? La risposta è stata 10 anni. Non ne sono mai stati dati tanti”, commenta la sentenza il procuratore Raffaele Guariniello. Ma i parenti delle vittime non ci stanno. Durante la lettura della sentenza dai familiari si sono levate grida “maledetti”. Dal pubblico hanno fanno eco: “Questa è la giustizia italiana, che schifo”. I parenti degli operai uccisi dal rogo alla Thyssenkrupp hanno deciso di occupare la maxi aula del Palazzo di Giustizia in cui è stata letta la sentenza d’appello per protestare contro le riduzioni di pena decise dalla Corte.

Anna Lesnevskaya