Arrivano altri fondi dal Pnrr per gli asili nido. Questa volta si tratta di 819 milioni di euro che dovrebbero far attivare altri 55.218 nuovi posti. L’obiettivo resta quello di raggiungere un indice di copertura del 33% per i bambini di fascia zero-due anni. L’avviso emanato il 17 marzo interessa 1.836 comuni italiani, che ne beneficeranno in via prioritaria secondo il proprio livello di copertura. Fra loro, 14 città metropolitane riceveranno invece i fondi in proporzione ai posti da attivare (nel caso di Milano, 360 posti che corrispondono a 8,64 milioni di investimenti).

Il Pnrr – Si tratta del quarto bando emesso per potenziare gli asili nido, i finanziamenti erano cominciati fra il 2021 e il 2022. Il penultimo avviso, risalente al 30 aprile 2024, prevedeva 734,9 milioni di euro. In base all’analisi riportata dal Sole 24 Ore si contano 4 miliardi di euro (risorse che comprendono non solo i 3,2 miliardi di euro previsti dal Pnrr) già impegnati in tutta Italia per un totale di 2550 progetti e cantieri. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato alla presentazione del bando: «Il nostro obiettivo è eliminare le differenze territoriali affinché ogni bambino possa avere accesso a un’educazione di qualità indipendentemente dal Comune o dalla Regione di appartenenza».

Ritorno alle vecchie regole per l'ammissione negli asili (fonte: ecodibergamo.it)Realtà e ambizioni – L’entusiasmo iniziale ha lasciato il posto al realismo che vede l’Italia in una condizione critica rispetto alle prospettive europee. Già nel 2023 i nuovi posti da realizzare grazie al Pnrr erano stati ridotti da 260mila a 150mila. Il taglio era stato determinato dall’aumento dei prezzi delle materie prime in edilizia e dalla richiesta, giunta dall’Unione Europea, di escludere dai calcoli gli interventi su strutture già esistenti. Da ridefinire anche le aspettative attorno all’indice di copertura: L’Ue vorrebbe innalzare la copertura media al 50% entro il 2030, ma a ottobre il Piano strutturale di bilancio di medio termine ha visto l’Italia ridurre i livelli minimi dei servizi (Lep). Anche la soglia del 33% è stata ridimensionata e non dovrà essere raggiunta da ogni singolo comune. Piuttosto, sarà sufficiente che quel valore si attesti come media nazionale. L’unica limitazione in tal senso è ottenere una copertura del 15% di media per regione.

I territori – Secondo l’Istat, la copertura varia sensibilmente da comune a comune: si passa dal 51,2% di Milano al 12,8% di Palermo. Al Centro-Nord la copertura raggiungeva i livelli richiesti già prima del Piano e solo in Piemonte (32,8%) e Liguria (32,7%) non toccherebbe il 33%. Valori positivi anche in Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio. Picco del 48,4% nelle Marche. Nel Mezzogiorno, anche al termine del Piano, non si supererebbe il 26,8%. La Sicilia non andrebbe oltre al 19,6%, la Campania al 21,8% e la Puglia al 29,6%. Particolarmente in difficoltà le città principali, che in Sicilia potrebbero accogliere solo 13 bambini su 100. Ad ogni modo, i 1.822 comuni destinatari del bando (escludendo così le città metropolitane) non raggiungono mai il 33% e si attestano a una media di 15%.
Rispetto all’anno passato, nei 20 principali destinatari ci sono due nuovi ingressi: il comune di Afragola in provincia di Napoli e quello di Andria.