Matteo Sereni è un uomo libero. Dopo nove anni, è stato prosciolto in appello dall’accusa di avere commesso abusi sessuali su due figli piccoli. L’ex portiere di Torino, Lazio, Sampdoria e Brescia non è più imputato in una vicenda giudiziaria che da Sassari è arrivata a Torino passando anche per una condanna in primo grado per molestie su minori.
L’archiviazione – Il Gip del tribunale di Torino, Francesca Firrao, ha disposto l’archiviazione del procedimento accogliendo la richiesta del Pm Giulia Marchetti. L’ordinanza affronta lo snodo fondamentale del processo: la possibilità che, in vicende di questo tipo, i minori possano essere condizionati dall’atteggiamento degli adulti. «Le piccole persone offese» spiegano gli avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini, difensori di Sereni, «sono state per lungo tempo e reiteratamente interrogate con modalità inappropriate, e potenzialmente suggestive di falsi ricordi, dalla moglie separata, Silvia Cantoro, dalla suocera Franceschina Mulargia e dai consulenti tecnici in ambito civile e penale». La vicenda è cominciata tra il 2009 e il 2010 durante un divorzio burrascoso. La prima condanna nel 2015 del tribunale di Tempio Pausania fu annullata due anni dopo dalla Corte d’appello di Sassari, i cui giudici disposero il trasferimento della causa nel capoluogo piemontese. Dopo oltre nove anni Matteo Sereni potrà rivedere i suoi figli dopo che il diritto di visita gli era stato interdetto in seguito alle accuse.
La storia giudiziaria – «Quasi tutti i magistrati che se ne sono occupati», scrive il gip Firrao «hanno evidenziato che i minori sono stati in più occasioni sentiti con modalità inappropriate, con domande incalzanti e suggestive. L’argomento è stato affrontato senza cautele», ha poi sottolineato il giudice. Il team dei legali di Sereni ha poi comunicato che «la materia è delicata, ed esistono norme, procedure specifiche e linee-guida che devono essere seguite. Bisogna impedire che, in conseguenza di un atteggiamento più o meno consapevole di un adulto che chiede al bambino di raccontare un fatto, si formino dei falsi ricordi».
La risposta dell’accusa – I legali dell’accusa hanno subito reagito e hanno dichiarato: «La vicenda non è affatto conclusa». Gli avvocati Sara Carsaniga e Nicola Devita, rappresentanti dell’ex moglie del calciatore, Silvia Cantoro, hanno specificato che la loro assistita «ha sempre desiderato esclusivamente che sui fatti venisse fatta chiarezza». Nei confronti della moglie di Sereni era stata aperta a Sassari anche un’indagine per calunnia che però si era conclusa con un nulla di fatto. «Le archiviazioni non equivalgono a sentenze definitive», hanno ribadito i legali della moglie, «per cui i procedimenti possono essere riaperti».