Le donne e i medici cattolici che praticano l’aborto potranno continuare ad essere assolti.  Con la lettera apostolica Misericordia et misera, Papa Francesco ha reso definitivi i poteri di assoluzione concessi straordinariamente ai preti in occasione del Giubileo della Misericordia, iniziato l’8 dicembre 2015 e concluso il 20 novembre 2016. «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere su_santidad_papa_franciscoquando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre». Con queste parole il Papa ha dunque deciso che l’assoluzione per chi sceglie o pratica l’aborto potrà essere data non solo da vescovi o confessori speciali, ma anche da tutti i sacerdoti «fino a nuove disposizioni».

D’ora in poi quindi, alla comunione potranno accedere anche coloro che hanno commesso il «grave peccato» di abortire. Finora per loro era automatica la scomunica e solo un vescovo o un suo delegato potevano scioglierla. Presentando la lettera papale ai giornalisti, l’arcivescovo Fisichella ha dichiarato che il Codice di diritto canonico verrà rivisto per recepire questa decisione papale che è già in vigore.patriarch_kirill_of_moscow_and_all_rus

E mentre il mondo cattolico chiude l’Anno Santo della Misericordia con queste parole, il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, definisce il matrimonio gay simile alle leggi naziste. Talmente «contro natura» da poter essere paragonato «all’apartheid in Sudafrica o alle leggi naziste: erano frutto di un’ideologia e non parte della natura morale. La Chiesa non potrà mai approvarlo». Non approvati, ma nemmeno emarginati: questa è invece la posizione che Papa Francesco ha espresso nel corso del suo pontificato. «Se una persona è gay, chi sono io per giudicarla? Siamo tutte creature amate da Dio» così aveva parlato nel 2013, al ritorno dal primo viaggio in Brasile.

Aperture, quella sugli omosessuali, sull’aborto e sui divorziati, che, seppur parziali, infastidiscono l’ala più integralista del clero cattolico. I quattro cardinali Brandmueller, Burke, Caffarra, Meisner avevano espresso a settembre le proprie perplessità in una lettera (resa pubblica il 14 novembre) in cui si chiede al pontefice di «fare chiarezza» riguardo l’interpretazione dell’Esortazione Amoris laetitia sul matrimonio e la famiglia, in particolare sulla questione della comunione concessa ai divorziati. Ma di fronte alle critiche Bergoglio non si ferma e dice che «niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. Nessuno di noi può porre condizioni alla clemenza divina».

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