Attacco incendiario al portone dell’Istituto Superiore di Sanità. Il rogo, doloso, è stato appiccato al palazzo di viale Regina Elena, a Roma, intorno alle 20 del 14 marzo e solamente l’intervento di una volante dei Carabinieri ha evitato che le fiamme si propagassero oltre la soglia dell’edificio. La pattuglia ha utilizzato l’estintore in dotazione all’auto di servizio per domare le fiamme e ora sono in corso le indagini. La polizia scientifica ha provveduto a sequestrare i sistemi di videosorveglianza della zona, mentre si fa strada l’ipotesi che l’atto vandalico possa essere legato alle nuove restrizioni da Coronavirus. Nessun testimone, biglietto o rivendicazione evidente sui social, ma la tempistica fa propendere le indagini verso questo movente: dal 15 marzo il Lazio, così come mezza Italia, entra infatti in zona rossa e ci resterà almeno fino a Pasqua.

«Atto inaccettabile». – A pochi giorni di distanza dalle minacce di morte recapitate al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, in viale Regina Elena si raccomanda “massima attenzione e vigilanza” al personale, mentre il ministro della Salute Roberto Speranza definisce  «inaccettabili» gli atti intimidatori contro l’Istituto Superiore di Sanità: «A Silvio Brusaferro e a tutte le donne e gli uomini dell`Iss va il mio pieno sostegno e la gratitudine per il lavoro straordinario fatto ogni giorno al servizio del Paese. Il nemico è il virus. Non chi si impegna per combatterlo, ha concluso su Twitter. Usa parole più forti il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, ai microfoni di SkyTg24: «Lo ritengo un atto oltraggiosamente intimidatorio e inaccettabile. Chi lavora all’Iss prova, come tante altre persone, a offrire un servizio al Paese, per cercare di gestire nel migliore dei modi un problema che ha investito tutto il mondo». Un messaggio condiviso e rilanciato proprio dal presidente dell’Istituto Silvio Brusaferro e dal direttore generale Andrea Piccoli: «Fin dall’inizio della pandemia lavoriamo incessantemente per dare il massimo sostegno scientifico alla gestione dell’emergenza nell’unico interesse di tutelare la salute di tutti i cittadini e delle nostre comunità. Continueremo perciò a servire il nostro Paese per superare insieme questa pandemia».

Suicidio e assalto – Non solo il vandalismo nella Capitale però. Nel Paese sono sempre di più infatti gli episodi che fanno pensare ad un’esasperazione sociale crescente. Un uomo, risultato positivo al Coronavirus, è scappato dall’ospedale Mauriziano di Torino e si è sparato. Il 37enne era stato ricoverato per altre patologie e poi spostato nel reparto Covid dopo un tampone che aveva rilevato la presenza del virus nell’organismo. Senza essere stato dimesso dal personale ospedaliero, nella serata del 13 marzo l’uomo si è allontanato dal reparto, è tornato nella sua abitazione di Moncalieri e si è sparato un colpo alla testa con una pistola che teneva a casa. Soccorso n fin di vita dagli operatori del 118, a niente sono servite le cure dell’ospedale Molinette. La procura ha chiesto l’acquisizione della cartella clinica del paziente, nonostante non ci fosse, secondo i medici, alcun segnale d’allarme per la sua salute psicologica, tantomeno uno stato d’ansia preoccupante per la positività al Coronavirus.
Altri segnali di possibile disagio: a Napoli un’ambulanza è stata bersaglio, nella notte del 14 febbraio, di una baby-gang. Un gruppo di giovanissimi senza mascherina ha assaltato il veicolo dopo che i medici avevano prestato soccorso ad un caso Covid. Calci e pugni alla vettura, con uno dei giovani che si è aggrappato al tetto dell’ambulanza nel tentativo di impedirle di scappare.