Arresti domiciliari per tre ex manager di Autostrade per l’Italia (Aspi), accusati di attentato alla pubblica sicurezza e frode nelle pubbliche forniture: sono l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, l’ex direttore delle operazioni Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli, ex capo manutenzione. L’indagine è una costola di quella relativa al crollo ponte Morandi di Genova e riguarda la fornitura di barriere fonoassorbenti non a norma.

Giovanni Castellucci

Le accuse – «Una politica imprenditoriale volta alla massimizzazione dei profitti derivanti dalla concessione con lo Stato mediante la riduzione e il ritardo delle spese necessarie a scapito della sicurezza pubblica». Questo è quanto affermato dal giudice per le indagini preliminari di Genova, Paola Faggioni, che ha firmato le misure cautelari dei tre ex dirigenti Aspi. Interdetti per 12 mesi tre ingegneri che hanno lavorato per il Primo Tronco di Genova: il direttore Stefano Marigliani – ora trasferito a Milano -, Paolo Strazzullo – responsabile tecnico degli impianti e delle ristrutturazioni pianificate sul Morandi, per l’accusa mai eseguite –  e il dirigente tecnico Massimo Meliani (Spea).
L’indagine che ha portato agli arresti e alle misure cautelari è stata avviata un anno fa, dall’analisi di documenti e prove acquisite nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova del 14 agosto del 2018 che ha causato la morte di 43 persone. La Guardia di Finanza, in una nota, parla di «numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova», ottenute con analisi documentali e tecniche oltre che a testimonianze dirette da intercettazioni. Sarebbe, infatti, emersa la «consapevolezza» della «difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento», oltre a «l’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti». In una intercettazione, uno degli indagati ammette la mancanza di certificazione CE dei pannelli, che, sottolinea, «sono incollati con il Vinavil». Agli arrestati viene contestata «la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi».

 

La difesa di Aspi e il crollo in borsa  – Autostrade per l’Italia ha dichiarato di aver già verificato e messo in sicurezza i pannelli fonoassorbenti difettosi e sottolinea che questa vicenda «non ha nulla a che vedere» con quella del Ponte Morandi. Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Autostrade, in un’intervista al Corriere della Sera uscita il 12 novembre, ha dichiarato: «Noi siamo tranquilli per la trasparenza delle azioni che abbiamo messo in campo, a partire da un ingente piano di manutenzioni». Nella giornata di ieri, il titolo della società controllante Atlantia è crollato in borsa, chiudendo in calo del 3,13%.

Le reazioni – Per la portavoce del comitato vittime del ponte Morandi, Egle Possetti, l’11 novembre è stato «un giorno importante» e sottolinea che «in questa società (Aspi, ndr) non si può avere fiducia». Per il crollo del ponte Morandi sono al momento 71 le persone indagate oltre alla società Aspi e la controllata Spea, per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato alla pubblica sicurezza. «La magistratura farà il suo corso e accerterà le responsabilità sia sulla questione del Ponte Morandi che sugli altri filoni di inchiesta come quello che è emerso ieri»  ha affermato il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli durante un Question Time al Senato. E aggiunge: «Sul fronte della trattativa tra Cdp – Cassa Depositi e Prestiti – e Aspi, il mio ministero non ha competenza» assicurando anche che «tale trattativa si muove su prezzi e valori di mercato in termini prospettici e non incrocia altre decisioni che il governo dovrà prendere a breve».

La telefonata di Toti – Nelle intercettazioni spunta anche il nome del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, da poco rieletto. Secondo quanto emerso dai documenti, il 30 ottobre 2018, tre mesi dopo il crollo del ponte Morandi, Toti ha chiamato l’ex ad di Aspi Castellucci. Secondo il gip, «dal contenuto della conversazione emerge la disponibilità di Castellucci a impiegare denaro di Atlantia per contribuire a salvare Carige», la Cassa di risparmio di Genova. Intervistato dal Corriere della Sera Toti sottolinea che la vicenda «non c’entra niente con l’oggetto dell’indagine». E aggiunge: «davanti allo spettro del fallimento di una banca come Carige e alla possibilità che i liguri potessero perdere i loro risparmi se potevo fare qualcosa la facevo.»