Il piccolo villaggio dove viveva Kalonji, un bambino della Repubblica Democratica del Congo, venne attaccato da un gruppo armato. Il padre fu ucciso. La sua casa bruciata. «Sono rimasto orfano. Non ho madre né padre». Kalonji è scappato portando con se, per 70 km, i suoi fratelli. Senza cibo, senza vestiti, senza soldi. Senza niente che gli potesse ricordare la sua casa. E’ vivo però e ha un sogno: studiare a Lubumbashi e diventare il preside di una scuola. Di Kalonji e cioè di bambini che ogni giorno, nel mondo, rischiano la vita a causa dei conflitti e delle guerre ce ne sono 415 milioni. Dal 2005, 95.000 di loro sono stati uccisi o mutilati. L’Africa è il paese dove vive la maggior parte dei bambini a rischio: 170 milioni. Dal report di Save The Children un imperativo: «Stop the war on children». Fermate la guerra ai bambini.
Il report – «Stop the war on children» è il documento pubblicato da Save The Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei bambini. Il report, lanciato in vista della Conferenza di Monaco (16-18 febbraio) dove i leader mondiali discuteranno di sicurezza internazionale, è una denuncia contro le gravi violazioni subite dai bambini negli ultimi dieci anni. I bambini rischiano, oggi più di prima, di essere uccisi o mutilati, reclutati, rapiti, abusati sessualmente, di vedere le loro scuole attaccate o di essere lasciati senza aiuti. Le violazioni dei diritti umani sono aumentate del 170% dal 2010 e solo nel 2018, sono stati uccisi o feriti nei conflitti più di 12,000 bambini (il 13% in più rispetto al 2017).
Eglantyne Jebb, fondatrice di Save The Children:« L’unica lingua internazionale nel mondo è il pianto di un bambino. Abbiamo sentito quel pianto e non rimarrà senza risposta»
Bambini e bambine – Sotto il titolo “Fermate la guerra ai bambini” , si sttolinea anche che «Il genere conta». Il report mostra anche le differenze di violazioni che bambini e bambine subiscono a causa dei conflitti. Le bambine sono più esposte a violenze sessuali, mutilazioni e matrimoni prematuri combinati mentre i bambini sono più spesso arruolati nell’esercito, rischiano di morire negli agguati o perdere la vita a causa delle mine anti uomo. Nel 2018, tra i minori rimasti uccisi, il 44% sono stati maschi e l’84% delle femmine ha subito violenze sessuali.
I paesi più pericolosi – I peggiori Paesi dove essere in questo momento un bambino sono: il Mali, la Nigeria, la Repubblica Centrale Africana, il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo e la Somalia. In Medio Oriente, lo Yemen, l’Iraq, la Siria e l’Afganistan. La lista è stata stilata in base a nove indicatori come l’intensità del conflitto, il numero di bambini che vive in zone a rischio e le tipologie di violazioni subite. Purtroppo non si può scegliere dove nascere. Così Khaled ha in fronte ancora i segni di un proiettile sparato durante un attacco contro i civili. Vive ancora in Yemen, il paese che negli ultimi tre anni, a causa della guerra, ha assistito ad una delle peggiori crisi umanitarie. Khaled è sopravvissuto allo scoppio di una bomba lanciata contro l’autobus su cui viaggiava insieme ai suoi 40 compagni di scuola. Dieci di loro sono morti e oggi Khaled dice: «Di solito mi venivano a trovare, oppure andavo io a giocare con loro. Non più. Ora vado al cimitero a trovarli. Piango ogni volta».
Salvate i bambini, fermate la guerra – «È sbalorditivo – denuncia Filippo Ungaro, Direttore delle Campagne di Save the Children – che il mondo resti a guardare mentre i bambini sono presi di mira impunemente: dal 2005 è stato registrato che almeno 95.000 bambini sono stati uccisi o mutilati, decine di migliaia di bambini rapiti e a milioni di bambini è stato negato l’accesso all’istruzione o ai servizi sanitari dopo che le loro scuole e ospedali sono stati attaccati. I dati colpiscono, ma non rappresento la reale dimensione del dramma che sono costretti a subire i bambini in conflitto, che è molto più ampio».