Andrea Magnani, il terzo complice della "coppia dell'acido"

Pietro Barbini, la vittima della coppia

Arresto confermato. Andrea Magnani resta in carcere. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Milano, Giuseppe Gennari, il giorno dopo l’interrogatorio di garanzia per il terzo presunto complice della “banda dell’acido”. Magnani era stato fermato martedì, con l’accusa di aver aiutato Alexander Boettcher e Martina Levato nell’aggressione contro Pietro Barbini il 29 dicembre 2014. Il giudice ha dunque accolto la richiesta del pm Marcello Russo e dell’aggiunto Alberto Nobili e non ha creduto alla difesa del bancario.

“Ho pensato fosse uno scherzo, io non riuscivo a dire di no ad Alexander”. Per due ore, il 4 febbraio Magnani, durante l’interrogatorio di garanzia, si era difeso dall’accusa di essere il terzo complice dell’aggressione a Barbini. I pm l’hanno identificato dopo il deposito di un video, da parte della difesa di Alexander Boettcher. “Ho pensato di uccidermi per quello che avevo fatto”. Davanti al gip, il trentenne bancario ha cercato di ridurre la sua responsabilità. E ha ripetuto più volte che quello “doveva essere uno scherzo. Pensavo fosse acqua”, ha detto ai magistrati, che gli hanno chiesto spiegazione delle bottiglie con l’acido che ha portato in una borsa la sera dell’aggressione in via Carcano. Sua anche la voce che ha telefonato a Barbini, per dargli l’appuntamento-trappola. “Non sapevo dire di no ad Alexander, sono andato in un Internet point per fare qualla chiamata, ma – ha ripetuto ancora una volta – doveva essere uno scherzo”.

Dal racconto del terzo presunto complice, si è delineato anche un rapporto intenso e complesso con Alexander Boettcher, broker, suo compagno di allenamenti in palestra. Più volte lui e Martina Levato gli avrebbero fatto delle richieste di vario genere e altrettante volte lui, a quanto ha raccontato, avrebbe obbedito. Tanto che, secondo l’accusa, Andrea avrebbe affiancato anche la studentessa bocconiana nel tentativo, nel maggio 2014, di evirare un giovane col quale si era appartata in un parcheggio.

Anche per questi precedenti, gli inquirenti hanno voluto verificare se i tre indagati possano essere stati coinvolti in altri tentativi di aggressione con l’acido, denunciati da due studenti. Aggressioni simili a quella subita da Barbini.

Forse c’era una questione sentimentale dietro la scelta di sfregiare il ventenne, appena rientrato dagli Stati Uniti, dove studiava. Martina e Pietro erano fidanzati ai tempi del liceo, ma poi si erano separati una volta iniziati gli studi universitari. “Forse si sentiva in colpa per un tradimento con me”, ha raccontato la vittima dal letto d’ospedale Niguarda. Martina, invece, si è lamentata dell’insistenza del suo ex, con cui- a quanto si è potuto ricostruire – avrebbe continuato a sentirsi con sms e messaggi su facebook.

Resta da capire se la presunta banda dell’acido abbia agito una sola volta o anche prima. Il caso – dunque – è tutt’altro che chiuso.

Alessio Chiodi