Silvana Saguto

Silvana Saguto

L’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia in Sicilia continua. E martedì 3 novembre arriva la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio del giudice Silvana Saguto, la principale indagata. Il provvedimento era stato rischiesto anche dal ministro della Giustizia Andrea Orlando che aveva detto: «Il magistrato ha fatto un uso distorto delle sue funzioni per interessi privati. Questo incide sull’intera credibilità della lotta alla mafia». Anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, aveva definito il quadro delle indagini preoccupante e aveva espresso apprezzamento per il lavoro degli inquirenti di Caltanissetta.

Convocata dalla prima commissione di Palazzo dei Marescialli per il suo trasferimento d’ufficio, Silvana Saguto ha ricevuto la notifica della sua sospensione. Venerdì 30 ottobre la Sezione disciplinare del Csm aveva ascoltato il magistrato e il suo difensore Giulia Bongiorno. Il giudice aveva già lasciato il suo incarico alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. È accusata di corruzione, induzione alla concussione e abuso d’ufficio. Nella gestione dei patrimoni mafiosi avrebbe favorito familiari e amministratori giudiziari di sua conoscenza. E avrebbe ottenuto incarichi di collaborazione per il marito, l’ingegnere Lorenzo Caramma, anche lui coinvolto nell’indagine. Il marito del magistrato era stato consulente per l’avvocato Cappellano Seminara, uno degli amministratori giudiziari che per conto del Tribunale gestisce molti dei beni sequestrati ai boss: in Sicilia la concentrazione di questo patrimonio (5221 beni confiscati) è superiore a quello delle altre regioni e ammonta alla metà del totale italiano.

La vicenda giudiziaria che ha interessato Silvana Saguto ha portato nel mese di settembre al trasferimento anche di un altro giudice della sezione misure di prevenzione, Lorenzo Chiaromonte, accusato di abuso d’ufficio. La stessa procedura avviata per Silvana Saguto sarà invece bloccata. La misura cautelare che ha raggiunto il magistrato è un provvedimento di emergenza prima dell’inizio del processo disciplinare. Il Csm, nel frattempo, riconoscerà al magistrato un assegno di mantenimento pari ai 2/3 della retribuzione.

Lara Martino