«La maggiore iniziativa per ridurre le disuguaglianze che una società tecnologica abbia mai messo in atto». Così il New York Times ha definito l’ultimo investimento di Bill Gates, uno degli uomini più ricchi del pianeta, che ha deciso di impiegare ben 500 milioni di dollari per la costruzione di alloggi popolari nell’area di Seattle. Case a prezzi accessibili non solo per i dipendenti dell’azienda ma anche per insegnanti, operai, vigili del fuoco e per tutti i residenti con un medio e basso reddito. Un’operazione quella del miliardario che mira a risolvere le enormi difficoltà in cui i piccoli lavoratori si sono trovati, dopo che le aziende “colonizzatrici” degli anni 90′ si sono appropriate dei grandi stabili abitativi, costruendone anche di nuovi. Il risultato: un assetto territoriale completamente trasformato e, cosa ancor peggiore, un mercato immobiliare reso impraticabile dai prezzi alle stelle. Costi davvero troppo elevati per i lavoratori a basso reddito, che sono stati presto costretti a spostarsi dal loro luogo di nascita o a vivere in condizioni di degrado.

Gentrification – Quello che Bill Gates vuole combattere è il fenomeno chiamato gentrification. Consiste nella trasformazione economica, sociale e culturale di interi quartieri di origine popolare, abitati per lo più dalla classe lavoratrice e da ceti a basso reddito, provocata dall’avvento di una classe ricca che decide di investire su un determinato territorio a scopo di commercio e guadagno. Un termine coniato dalla sociologa inglese Ruth Glass nel 1964 e che deriva dalla parola gentry, termine che stava a indicare la piccola nobiltà di campagna inglese. La prima conseguenza fra tutte è il netto aumento di prezzi di compravendita e affitto degli alloggi. Un risultato che favorisce esclusivamente la classe “occupante”  a discapito dei residenti originari, costretti così a ripiegare verso quartieri decentrati e spesso degradati della città. Un’emarginazione sociale, dunque, indotta da chi “se lo può permettere”.

Il boom delle disuguaglianze – Seattle negli ultimi due decenni ha accolto e subìto le contraddizioni di uno sviluppo tecnologico in piena ascesa. Insieme ai numerosi vantaggi del boom economico, avvenuto grazie al proliferare di colossi operanti nel mondo delle telecomunicazioni e di internet (nel 2013 è stata la città a più rapida crescita negli Stati Uniti), la città portuale dello Stato di Washington è diventata presto un triste simbolo della crisi abitativa a prezzi accessibili. Una condizione che ha destato non poche polemiche, soprattutto dopo l’annuncio da parte di Amazon nel novembre scorso di voler costruire nuovi grandi campus nel distretto newyorkese di Long Island City e in Virginia. A detta dei residenti e dei funzionari, tali operazioni non tengono conto di un grande gap: la corsa visionaria verso un mondo tecnicamente avanzato sembra lasciarsi alle spalle un presente umanamente regredito, nei suoi principi di uguaglianza e dignità. Lo ha da sempre sostenuto anche il papà di Microsoft, un miliardario quasi atipico, che fin dai primi anni di ascesa si è sempre battuto contro le disparità. Le immagini che lo ritraggono hanno sempre comunicato uno stile di vita frugale, come testimonia l’ultimo scatto fatto da Mike Galos, utente di Facebook ed ex dipendente Microsoft, che ritrae il big di Microsoft in una scena più che quotidiana: «Quando vali circa 100 miliardi di dollari e gestisci la più grande organizzazione di beneficenza nella storia del mondo e rimani in fila per un hamburger, patatine fritte e Coca-Cola …» commenta.

 

When you're worth about $100,000,000,000, run the largest charity in the history of the world and stand in line for a…

Pubblicato da Mike Galos su Martedì 15 gennaio 2019