La caccia continua. Le forze dell’ordine sono alla ricerca dei componenti del commando che nel primo pomeriggio di lunedì 3 febbraio ha fatto evadere l’ergastolano Domenico Cutrì che stava per essere trasferito dal carcere di Busto Arsizio al tribunale di Gallarate (VA) per partecipare a una udienza.
La Citroen C3 nera rubata e usata dai malviventi è stata ritrovata dai carabinieri in un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta. Lo stesso dove è morto il fratello dell’evaso, Antonino, per le ferite riportate durante lo scontro a fuoco con la Polizia Penitenziaria.
Posti di blocco sono stati estesi in tutto il Piemonte e, in particolare, in provincia di Novara, dove nel 2006 l’uomo partecipò all’omicidio per cui stava scontando l’ergastolo nel carcere di Cuneo. La madre dell’ evaso è stata interrogata a lungo dai carabinieri nella notte del 3 febbraio. La donna non è indagata. Secondo la prima ricostruzione, i banditi a bordo della Citroen C3 hanno accompagnato all’ospedale di Magenta la donna e il figlio Antonino, colpito da un proiettile durante l’assalto. I malviventi hanno poi abbandonato l’utilitaria in un vicino parcheggio e sono fuggiti, probabilmente a bordo di un altro automezzo rubato. Proseguono in tutto il Nord Italia le ricerche. Sono stati allestiti posti di blocco anche al confine con la Svizzera.
Sul caso il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, il 4 febbraio ha commentato su Twitter le parole del procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, secondo il quale se ci fosse stata la ‘videoconferenza per i detenuti di alta sicurezza’ non ci sarebbe stata l’evasione di Antonino Cutrì ieri a Varese.
Mi ha colpito analisi proc Gratteri. Con videoconf avremmo evitato assalto,morti,evasione. Tecnologia e giustizia, perché aspettare ancora?
— Matteo Renzi (@matteorenzi) February 4, 2014