Si chiama casa di cura Aias (Associazione italiana assistenza spastici), quella di Decimomannu in Sardegna. Ma che tipo di cura è quella fatta di botte, umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche? Secondo le indagini coordinate dal pm di Cagliari Liliana Leddai sono 36 i disabili ricoverati nella struttura che le subivano da più di un anno. Gli indagati per ora sono sedici, di cui quattordici accusati di maltrattamenti, percosse e lesioni personali nei confronti di disabili gravi, alcuni dei quali in carrozzella. A dare inizio alle indagini è stata la segnalazione di un’infermiera, Anna Paola Tuveri, che nel 2014 ha deciso di denunciare all’Ispettorato del Lavoro le vessazioni cui assisteva. «Era giusto farlo», ha detto in un’intervista per l’Unione Sarda.

Un fotogramma del video registrato dalle telecamere nascoste dei Nas nel centro Aias di Decimonnu.

Un fotogramma del video registrato dalle telecamere nascoste dei Nas nel centro Aias di Decimomannu.

L’indagine l’hanno chiamata “Mistreatment” (“Maltrattamento”). Dalla denuncia si è passati alle ispezioni e poi alle intercettazioni audio e video. L’elenco dei sospettati all’inizio si fermava a tre nomi, ma le immagini raccolte dalle videocamere nascoste hanno dimostrato che gli operatori sanitari coinvolti erano molti di più. Non solo. A quanto sembra, i responsabili del centro – che è convenzionato con il sistema sanitario nazionale – sapevano tutto, ma non sono mai intervenuti. Tra loro anche il direttore amministrativo Vittorio Randazzo, 46 anni, ex-consigliere regionale dell’Udc già coinvolto in un’inchiesta sull’uso illecito dei fondi ai gruppi del Consiglio regionale sardo. Randazzo è accusato, insieme alla responsabile della struttura Sandra Murgia, 58 anni, di omissione di atti d’ufficio e omissione di referto. In attesa degli sviluppi giudiziari, i quattordici infermieri e operatori accusati di maltrattamento sono stati sospesi dal pubblico servizio per sei mesi. La legge consente loro di continuare a praticare la professione privatamente.

La routine di abusi che emerge dai video dei Nas mette i brividi. Nelle immagini si vedono sberle, calci, violenza verbale. Un disabile caduto dalla carrozzina non viene aiutato a risalire ma colpito con una pedata: «Adesso resti lì, non me ne frega un c****», si sente dire da un’operatrice sanitaria. Ogni giorno, alle 6, i disabili venivano messi in fila in corridoio, nudi o seminudi, in attesa di essere lavati tutti assieme, maschi e femmine, e poi asciugati malamente, tutti con lo stesso asciugamano. Alcuni pazienti dormivano senza lenzuola o accasciati sui materassini in gomma da palestra: a quanto pare sono incontinenti, ed è più rapido pulirli così. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha usato le parole «comportamenti di inaudita gravità» e ha inneggiato alla «tolleranza zero» per gli abusi nei confronti dei più deboli: disabili, ma anche minori e anziani.

Di casi come questo la cronaca ne ha già raccontati tanti. Le forze dell’ordine hanno scoperto un caso simile in provincia di Roma solo dieci giorni fa. L’indignazione dura il tempo di un talk show, poi si dissipa. Fino alla prossima storia dell’orrore.

Chiara Severgnini