Avrebbe raggirato lo Stato e l’Ue appropriandosi di centomila euro di fondi comunitari destinati alla Calabria. Con quest’accusa è stato arrestato stamattina Romano Loielo, sindaco di Nardodipace (VV), il Comune con il reddito pro-capite più basso d’Italia. Loielo, 43 anni, appuntato della Guardia di Finanza in aspettativa ed esponente di Fratelli d’Italia, è finito agli arresti domiciliari per truffa aggravata ai danni dello Stato, dell’Ue e della Regione Calabria. Nell’indagine dei Carabinieri di Vibo Valentia, sono coinvolti anche Romolo Tassone, figlio di un presunto boss della ‘ndrangheta e l’assessore comunale Maurizio Maiolo, oltre alla moglie del sindaco.

L'inchiesta che ha portato all'arresto di Loielo, è stata coordinata dal Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, insieme alla Procura vibonese.

L’inchiesta che ha portato all’arresto di Loielo, è stata coordinata dalla Procura di Vibo Valentia, con la collaborazione del Comando provinciale dei Carabinieri.

Secondo il gip della Procura di Vibo Valentia, gli indagati avrebbero distratto fondi pubblici destinati all’organizzazione di corsi di formazione per la creazione di posti di lavoro. Una truffa avvenuta in un Comune già sciolto nel 2012 per infiltrazioni mafiose, quando era presieduto dallo stesso Loielo.

Sembrava una pietra tombale sulla sua carriera politica. E invece no, dato che il sindaco della “Stonehenge italiana” si vide accogliere dalla Corte di Appello il ricorso contro la sua incandidabilità secondo la legge antimafia. E la sentenza gli ha consentito di presentarsi alle elezioni comunali del novembre 2013, dove ha trionfato col 57,37 per cento dei voti.

Per i coniugi Loielo, il gip ha disposto anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, scattato per altre 12 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta. Tra di loro, anche Salvatore e Maurizio Iacopetta, cognati dell’ex assessore Maiolo e già arrestati nel novembre 2014 dai Ros di Milano nell’inchiesta Insubria. Insieme ad altre 38 persone, erano stati accusati di affiliazione alla ‘ndrangheta e di reati legati alla detenzione abusiva di armi.

Roberto Bordi