Concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Sono queste le accuse che la Procura di Catanzaro rivolge a Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale calabrese. Il politico di Forza Italia è finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine sui rapporti tra la classe dirigente e la storica cosca Grande Aracri. Insieme a lui sono state arrestate altre 18 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, detenzione illegale di armi, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, tentata estorsione e trasferimento fraudolento di valori. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero aiutato il casato di Crotone ad entrare nel business dei farmaci, avviando una società di base a Catanzaro. Obiettivo dell’azienda smerciare medicinali all’ingrosso costruendo una rete di 23 punti vendita: 20 in Calabria, due in Puglia e uno in Emilia-Romagna.

Domenico Tallini – RegioneCalabria.it

Il ruolo del presidente – Centrale, secondo l’accusa, il ruolo di Domenico Tallini. 68 anni nato a Catanzaro, l’attuale presidente del Consiglio regionale ha due figli e un passato come dipendente Enel. La sua carriera politica inizia nel 2005 tra le fila dell’Udeur, con cui viene eletto per la prima volta nella circoscrizione calabra. Passato a Forza Italia è stato rieletto nel 2014, grazie agli 11mila voti ottenuti. Ai vertici del Consiglio regionale è arrivato nel marzo scorso, prima di essere riconfermato alle ultime elezioni di ottobre raccogliendo 8mila preferenze.Già rinviato a giudizio per corruzione sei mesi fa, e dichiarato “impresentabile” dalla Commissione Antimafia prima delle ultime elezioni regionali, secondo la Procura di Catanzaro Tallini avrebbe accelerato le pratiche e le autorizzazioni necessarie per la nascita della società farmaceutica dei Grandi Aracri, ricevendo in cambio l’aiuto della ‘ndrangheta per le elezioni del 2014.

Le reazioni – Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo politico. Il primo a parlare è stato il segretario della Lega Matteo Salvini, intervenuto ai microfoni di Rtl102,5: «Quando c’è da fare pulizia ben venga chi fa pulizia. Di questo signor Tallini non ne conosco le vicende e non mi permetto di giudicare, ma se il Procuratore Gratteri si muove ha ragioni per farlo». Gli fa eco Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, che elogia il lavoro degli inquirenti «per una Calabria libera da ogni logica del malaffare». Dal Movimento 5 Stelle invece, per voce dei deputati Paolo Parentela e Giuseppe D’Ippolito, si alza la richiesta di «un totale rinnovamento della classe politica in Calabria».