Arrestato per attività nel settore degli appalti pubblici pur non essendo in possesso dei regolari permessi. Ci è cascato di nuovo il boss Nicola Schiavone. Associazione di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed autoriciclaggio con finalità e modalità mafiose: con queste accuse nella mattina del 21 novembre il G.I.P del Tribunale di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico del nipote di “Sandokan”, l’ex super boss della Camorra, e del suo braccio destro, Alessandro Ucciero, che gli faceva da prestanome per ricevere i fondi statali.

Il precedente – Nicola Schiavone vantava un curriculum criminale di tutto rispetto: era già stato arrestato nel 2011 insieme ad altri 24 imputati con le accuse di associazione mafiosa, truffa, abuso d’ufficio e corruzione. Condannato nel 2012 dopo il processo “Normandia 2” a dieci anni di carcere (pena ridotta rispetto ai 14 iniziali dopo la richiesta di giudizio abbreviato), era stato liberato nel 2019. Scarcerazione che al tempo fece discutere. Schiavone infatti, pur essendo ancora in carcere, riuscì a far sapere alla stampa della sua imminente liberazione e del suo prossimo ritorno nel casertano, nonostante questa non fosse stata ancora convalidata dalle autorità competenti.

Il provvedimento – Appena uscito di prigione Schiavone aveva convocato alcuni imprenditori del casertano, personaggi considerati collegati al clan per precedenti accordi economici o per debiti accumulati in passato, favorendo la fornitura di materiali edili alla società fittizia del leader dei Casalesi ed il suo rientro nel giro degli appalti pubblici. É quanto emerso dalle successive indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ne hanno confermato le accuse. Ne è conseguito un ordine di fermo per il boss e per il suo braccio destro, Alessandro Ucciero.