In un futuro non troppo lontano, ad Amsterdam si potrà davvero andare “solo per vedere i musei”. I celeberrimi coffee shop, simbolo per eccellenza della capitale olandese, verrebbero chiusi ai turisti stranieri. Così ha proposto la sindaca Femke Halsema, esponente del Partito dei Verdi, al consiglio comunale: se l’accoglienza sarà positiva, la nuova ordinanza entrerebbe in vigore non prima del 2022. A quel punto i residenti e chi ha un passaporto olandese saranno gli unici a poter consumare cannabis o hashish in questi locali. Gli obiettivi sono due: contrastare la criminalità legata allo smercio di droghe leggere e incentivare un modello di turismo che diminuisca il degrado della città.

La proposta – «Amsterdam è una città internazionale e noi vogliamo continuare ad attrarre turisti, ma per la sua bellezza e le sue istituzioni culturali», ha dichiarato Halsema l’8 di gennaio in una lettera al consiglio comunale. L’idea, per i coffee shop, è di introdurre un “criterio di residenza” che permetta l’ingresso solo ai locali; il turismo diventerebbe così più gestibile e sarebbe anche più semplice controllare le catene di rifornimento dei negozi, limitando l’azione della criminalità organizzata. «Il mercato della cannabis è troppo grande e surriscaldato, va ristretto», ha aggiunto, «La città rimarrà aperta a tutti, ma così daremo un taglio alle attività illecite e a un turismo di massa dannoso per il centro storico».

Turismo a basso costo – Si guarda per forza alla fine della pandemia da Covid-19, anche perché al momento i coffee shop sono chiusi al pubblico e lavorano solo a domicilio o per l’asporto. In tempi di normalità, Amsterdam registra circa 20 milioni di visitatori l’anno, perlopiù giovani che sfruttano i voli a basso costo e prenotano un appartamento attraverso servizi online come AirBnB e Booking. Secondo una ricerca del governo olandese, il 58% dei turisti vengono nella capitale per i suoi coffee shop, in totale 166, un terzo dell’intero Stato. Con la stretta di Halsema ne rimarrebbero aperti non più di 70, ma una parte del commercio locale vede la cosa di buon occhio. Secondo Robbert Overmeer, capo dell’associazione dei commercianti BIZ Utrechtsestraat, «I coffee shop attraggono un turismo di basso valore, che danneggia il centro storico. Non vogliamo che qui vengano solo persone ricche, ma nemmeno chi va in giro a fumare spinelli o fa uso di droghe pesanti». Come prevedibile, c’è dissenso da parte dei proprietari di queste attività. Il loro portavoce è Joachin Helms, che avverte sul rischio che il commercio di droghe leggere si sposti nelle strade. «La cannabis è un prodotto apprezzato in tutto il mondo», spiega, «Se la gente non potrà fumare una canna in un coffee shop, allora la comprerà in strada da uno spacciatore».

Una via del centro storico di Amsterdam, con i coffe shop della catena “Bulldog”, la più nota della città (foto di qwesy qwesy da Wikimedia Commons, immagine adattata a risoluzione di 800×600 pixel; licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/deed.en)

La cannabis nei Paesi Bassi – La cannabis è tecnicamente considerata una sostanza illegale, ma è consentito il possesso di non più di cinque grammi, grazie a una legge del 1976. La produzione è proibita, a differenza della vendita purché questa avvenga all’interno dei coffee shop. Il gettito fiscale prodotto dal commercio legale è pari a 400 milioni di euro. Secondo un report del Global Drug Policy Program, nel Paese il numero di reati legati all’uso di stupefacenti è tra i più bassi al mondo (19 ogni 100.000 abitanti). Tuttavia, nei Paesi Bassi divieti come quelli proposti ad Amsterdam non sono una novità. Lo smercio ai soli residenti è già presente in diverse città, tra cui Maastricht e Den Bosch, dopo un’ordinanza del 2013 in cui la capitale era esclusa. Nei prossimi mesi, però, la situazione potrebbe cambiare anche per Amsterdam. «Serve una nuova immagine internazionale per la città», sostiene il consigliere Don Ceder, «In questo modo la renderemmo più vivibile, attraendo una diversa tipologia di persone».